I pirati fanno concorrenza sleale

I pirati fanno concorrenza sleale

Ne parla un professionista IT, secondo cui le azioni di repressione contro imprese e studi professionali che piratano software è essenziale. Chi non ricorre a certi mezzi, spiega, soffre la concorrenza sleale dell'illegalità
Ne parla un professionista IT, secondo cui le azioni di repressione contro imprese e studi professionali che piratano software è essenziale. Chi non ricorre a certi mezzi, spiega, soffre la concorrenza sleale dell'illegalità

Buongiorno, mi chiamo Luigi Villa e sono un piccolo, anzi direi microscopico, imprenditore, infatti sono una di quelle ditte individuali così diffuse nell’IT italiana. Ho letto il vostro articolo sulle PMI che usano software “tarocco” e sono contento che finalmente qualcuno se ne sia accorto e stia facendo qualcosa.

Il perché di questa mia felicità si riassume in due punti.

Il primo è che sapendo quanto irta di perigli è la vita della piccola impresa e di quanta fatica, lacrime et sanguine si spendono per produrre del buon software, ritengo giusto che venga correttamente retribuito il lavoro di chi lo fa.

Il secondo motivo è che quei “signori” che usano programmi taroccati ammazzano la concorrenza. Mi spiego… se io volessi mettermi a fare ritocco fotografico sappiamo tutti che lo strumento migliore (al momento attuale) è Photoshop, il quale ha un costo non proprio abbordabile per un libero professionista, quindi le scelte sono due: o lo tarocco o uso applicazioni open source come Gimp. Chi decidesse quindi di aderire alla seconda opzione, quella onesta, partirebbe svantaggiato rispetto a chi adotti la prima soluzione, sappiamo tutti che pur essendo Gimp un’ottima applicazione non arriva certo ai livelli di Photoshop.

Per conto mio uso solo applicazioni open source (Gimp, NeoOfficeJ, Eclipse e gli splendidi strumenti di sviluppo messi a disposizione da Apple quali XCode, WOBuilder, ecc.) e se non fosse che ho dovuto per forza acquistare anche un Windows XP per fare il mio lavoro, nel mio studio non entrerebbe nemmeno il pelo di un baffo del vecchio Bill.

I signori che usano software pirata, quindi, non danneggiano solo i produttori ma la stessa concorrenza.

Se si potesse intentare contro questi signori una bella class action per concorrenza sleale sarei il primo a mettermi in fila.

Luigi Villa
Dot-Zot

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Pubblicato il
16 nov 2007
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