Continuano le disavventure per i Pirati svedesi che non sembrano riuscire a trovare un porto sicuro, né acque tranquille in cui navigare, in una moderna Odissea di processi e sfortune. Scaduto il termine dell’opzione d’acquisto di Global Gaming Factory (GGF) su The Pirate Bay, sembra tramontata l’ennesima controversa vicenda legata al portale BitTorrent.
Sembra passata un’era (digitale) da quando i Pirati svedesi si contrapponevano con sfrontatezza alle Major, diventando bandiera del movimento di riforma del copyright che ha poi sfondato lo sbarramento elettorale arrivando ad ottenere un seggio al parlamento europeo .
Anche l’aria sembra cambiata intorno ai gestori della Baia, che non fanno più quel pieno di supporto, forse da quando è stata annunciata la vendita . Ad acquistarla doveva essere GGF, che voleva rendere il sito legale e profittevole . Ma anche questa vicenda, come molte altre legate alla Baia, non è andata come doveva e si è risolta con un nulla di fatto. E con la scadenza del termine per l’acquisto e i dissesti finanziari in cui si versa GGF, l’opzione appare ormai definitivamente tramontata.
Intanto il processo prosegue fra conflitti di interesse e ricusazioni di giudici. E anche in Italia è stato rimesso in discussione il sequestro da una sentenza della Cassazione.
Ora TPB si ritrova inoltre senza un porto franco in cui tornare, dal momento che anche l’ultimo ISP è stato costretto a rifiutarle la connessione. Già poche settimane fa Black Internet aveva disconnesso il sito da Internet per evitare un’ingente multa in seguito ad una causa civile intentata dalle Major. La Baia aveva così dovuto cambiare host, ma sono bastati appena 20 minuti ai detentori dei diritti per rintracciare il nuovo ISP e inviargli una diffida a fornire il servizio. Alla minaccia di ricorrere in appello anche loro sono crollati e, non avendo le risorse per affrontare una causa così grande, hanno ceduto all’ultimatum disconnettendo i Pirati .
Con le spalle al muro e tutte le porte sbarrate in Svezia, TPB è stata costretta a fuggire all’estero , rifugiandosi precisamente in Ucraina , dove trovano ospitalità numerosi siti torrent.
Nei giorni scorsi la Baia era anche sparita da Google . Ma si dovrebbe essere trattato solo di un errore da parte di BigG: su richiesta dei detentori di diritti e rispondendo alle disposizioni del Digital Millennium Copyright Act (DMCA) Google prevede la possibilità di filtrare i suoi risultati. Questa volta però, in risposta alla richiesta sottoposta da alcuni produttori a luci rosse, a essere eliminata era stata la homepage di TPB , che in realtà non contiene nessuna lista di Torrent. Probabilmente è solo mancato un controllo da parte di BigG che poi ha riportato l’indirizzo nel suo indice.
Claudio Tamburrino