Univideo ha presentato a Venezia il nuovo Rapporto 2009 sullo stato dell’Editoria Audiovisiva in Italia. Che disegna per il settore una situazione drammatica.
Secondo il rapporto, il mercato dell’home-video avrebbe fatto registrare un calo del 17 per cento nel 2008, con il noleggio a subire le perdite maggiori: meno 26,5 per cento, circa 160 milioni di euro, rispetto al 2007. Il dato spaventa gli editori audiovisivi italiani soprattutto perché non è legato esclusivamente alla negativa congiuntura economica, che ne è comunque un fattore: in altri paesi le perdite sono state contenute. Infatti la media europea mostra una flessione solo del 5 per cento, gli Stati Uniti si fermano al 3,3 per cento, mentre il Giappone, fra i più colpiti, subisce solo l’8 per cento di calo. Addirittura in lieve crescita Cina e India.
La giustificazione della Caporetto del settore home-video è quindi più complessa. Si parte sempre dalla crisi, si passa per il generale calo di tutto il settore culturale in Italia, per la concorrenza di TV a pagamento e dei videogiochi (settore in crescita), fino ad arrivare alla pirateria, sia fisica (DVD taroccati) sia digitale (download illegali).
Evidentemente in tempo di crisi le famiglie compiono valutazioni di spesa differenti. E il DVD è considerato un bene voluttuario, per cui il consumatore si ferma alla spesa minima indispensabile (stabili per esempio i cartoni animati, perché ai bambini non si dice di no) e considera acquisti oculati (penalizzati sono soprattutto i prodotti a prezzo medio più elevato, come le nuove uscite e le serie TV).
Per quanto riguarda le altre giustificazioni il discorso si complica. Nel rapporto viene solo sfiorato il rapporto fra Pay-Tv e home-video , e i dati sembrano fotografare una situazione diversa da quella presentata dal rapporto ” L’industria della comunicazione in Italia ” dell’Istituto di Economia dei Media della Fondazione Rosselli che mostra un mercato degli audiovisivi, nel suo complesso in crescita. I dati presentati nel documento della Fondazione Rosselli sottolineavano un lieve calo per l’home-video, ma un costante aumento se sommato al mercato della pay-tv. Da esplicitare, infatti, il rapporto diretto e alternativo tra i due settori: avendo a disposizione un abbonamento mensile che fornisce prodotti differenti dalla tv generalista si tende naturalmente a limitare l’acquisto o il noleggio di film. Il livello di fatturato sarebbe del 50 per cento maggiore di quanto è stato tra il 1995 e il 2002.
Tuttavia Univideo punta il dito soprattutto contro la “pirateria cinematografica”, causa di una “perdita complessiva di fatturato pari a 530 milioni di euro”. Dati, questi, che fanno riferimento ad uno studio Fapav , senza presentare direttamente i dati, ma limitandosi d indicare le percentuali graficamente.
Sulla questione della contraffazione e della condivisione illegale sono intervenuti anche il Presidente Fapav Filippo Roviglioni e il Segretario Generale Fabrizio Ferrucci, che hanno voluto sottolineare l’importanza delle legislazioni in materia che si stanno studiando in Francia , Gran Bretagna e Svezia per arginare il fenomeno dilagante con un controllo più stretto sugli utenti e l’azione combinata di industria dei contenuti e provider. Cosa che, nonostante le proposte e le prime iniziative portate avanti autonomamente dai detentori dei diritti, non si starebbe facendo in Italia , dove il 21 per cento degli utenti Internet attingerebbe e il 17 per cento comprerebbe DVD piratati.
Fra le soluzioni proposte dall’industria degli audiovisivi vi è innanzitutto il calo dell’aliquota al 4 per cento , punto su cui gli editori da tempo fanno pressione, soprattutto rispetto alle differenze di cui godeva il settore della Pay-Tv, riconosciuto in questa battaglia come un settore alternativo e concorrente. Inoltre puntano alla riduzione del tempo che intercorre tra uscita al cinema e disponibilità del film in videoteca: lasso di tempo che in mancanza di un’alternativa a pagamento incentiverebbe la pirateria (ma che è richiesta dal cinema per contrastare la fuga dalle sale).
Infine il sentimento generale degli editori è di ottimismo: d’altronde il lettore DVD è il bene tecnologico, dopo televisori e cellulari, con la maggiore penetrazione in Italia (è presente nel 60 per cento delle case). “Ci vogliono interventi decisi”, dichiara il Presidente Univideo Davide Rossi , e opportunità nuove. Anche trovando il coraggio di cambiare le proposte e il modello di business. Già nel rapporto, per esempio, si nota il ruolo svolto fuori dall’Italia della distribuzione digitale (i consumatori dimostrano di non apprezzare il supporto).
Univideo, tuttavia, continua a concentrarsi anche sulla difesa delle sue posizioni facendo appello, attraverso il suo presidente, a “un’unione di tutte le sigle in campo in sinergia con le istituzioni”.
Claudio Tamburrino