Milano – No alle nuove tasse antipirateria e sì a nuove tecnologie di protezione del copyright e del diritto d’autore: questo lo slogan che anima una grande campagna di sensibilizzazione di governi e operatori su una questione che per i produttori di hardware è essenziale. Perché in molti paesi europei, come già avviene anche in Italia per videoregistratori, VHS e musicassette, si stanno studiando tasse da imporre sui device elettronici giustificate come “compensazione” per i copyright che verranno violati dagli utilizzatori.
Le aziende europee e le divisioni europee dei grandi dell’hi-tech hanno però deciso di opporsi, alleandosi per convincere che i sistemi digitali consentono di proteggere artisti e consumatori (?) molto più di quanto possano fare nuovi balzelli.
La campagna lanciata ieri dalle più importanti aziende nei settori IT, comunicazione ed elettronica di consumo prevede l’organizzazione di eventi ad hoc in cinque città europee e la realizzazione di un centro di raccolta delle informazioni online per sensibilizzare governi, decision-maker, artisti e consumatori europei sui potenziali effetti negativi generati dall’imposizione di tasse indifferenziate sui dispositivi IT.
Il sito web della campagna è un’iniziativa della EICTA (European Information, Communications and Consumer Electronics Technology Industry Association), un’associazione delle industrie di settore secondo le quali l’estensione ai dispositivi digitali (PC, stampanti, telefoni cellulari, masterizzatori e lettori MP3) delle attuali tasse sulle apparecchiature analogiche è destinata a penalizzare arbitrariamente i consumatori e a frenare lo sviluppo della società dell’informazione in Europa.
Portare i balzelli già presenti su cassette e impianti di registrazione analogici anche su quelli digitali è l’obiettivo della campagna da tempo orchestrata dai gruppi che rappresentano i detentori dei diritti in molti paesi della comunità europea. EICTA ritiene invece che, al fine di proteggere gli interessi dei detentori di diritti in un ambiente digitale, dovrebbero essere utilizzate le tecnologie ad hoc già disponibili.
In particolare, EICTA sostiene il valore delle procedure TPM (Technical protection measures) e dei sistemi di gestione digitale dei diritti ( DRM ). E spiega che la copia personale non può essere considerata pirateria sottolineando come “le tasse non dovrebbero essere utilizzate per compensare le perdite dovute alla pirateria. Si tratta di una soluzione di giustizia rozza perché penalizza anche chi non esegue copie pirata.”
Ma ecco su quali binari si muove la campagna dell’associazione. Una campagna di comunicazione organizzata in cinque città europee tra novembre e dicembre (Bruxelles, Berlino, Parigi, Copenhagen e Milano) darà ai giornalisti la possibilità di assistere a una dimostrazione del sito e di aggiornarsi sullo stato dell’arte in relazione alle leggi in vigore nei diversi paesi.
“Oggi è disponibile la tecnologia per assicurare agli artisti un pagamento conforme allo sfruttamento del loro lavoro” – ha dichiarato Jean-Louis de Turckheim, vicepresidente di EICTA e dirigente IBM. “Questo modo di procedere – ha spiegato – è più corretto nei confronti dei detentori dei diritti e assicura, allo stesso tempo, che i consumatori non siano ingiustamente penalizzati.”
“Per dirla semplicemente – ha sostenuto de Turckheim – queste tasse oggi sono superate: sono state introdotte, infatti, quando non esisteva un metodo migliore per stabilire l’utilizzo della proprietà intellettuale e i relativi compensi dovuti agli artisti. Oggi, laddove la compensazione è necessaria, il copyright può essere pagato direttamente dai consumatori agli stessi detentori dei diritti”.
Ancora più esplicito anche un altro membro della “taskforce” anti-tasse della EICTA, Lizanne Scott di Hewlett-Packard: “Le tasse sulle apparecchiature digitali rappresentano per i consumatori dell’Unione Europea una vera e propria tassa sulla tecnologia. Gli utenti si troverebbero infatti a pagarla due volte: la prima quando comprano un nuovo apparecchio, la seconda quando il sistema di gestione dei diritti digitali usato dai detentori dei diritti, richiede il pagamento per un uso specifico”.
Parole, quelle della Scott, che per anni sono inutilmente state portate avanti anche in Italia per protestare contro le tasse antipirateria, attualmente in vigore, su numerosi strumenti di registrazione e supporti vergini.
“I consumatori che potranno acquistare apparecchiature fuori dall’Europa – ha sottolineato la Scott – lo faranno senza dubbio, impedendo in tal modo la crescita e danneggiando pesantemente l’industria dell’ICT negli stati membri. Questo atteggiamento va contro il fondamentale impulso a stimolare l’adozione della tecnologia da parte di utenti finali, istituzioni scolastiche e aziende in tutta la Comunità Europea”.
Il senso della campagna, stando alla nota diffusa dalla EICTA, è dunque quella di spiegare al meglio quanto siano efficaci i nuovi strumenti e dunque scoraggiare gli stati membri dell’Unione Europea dall’imporre nuove tasse su strumenti IT e di registrazione “aggravando in tal modo – si legge nella nota – il ‘divario digitalè tra l’Europa e gli altri paesi”.