Greenpeace non ha dubbi: tra i maggiori costruttori hi-tech Apple è quello che produce un maggiore impatto ambientale, tanto da piazzare la Mela come ultima classificata nella lista Green Ranking dell’industria elettronica stilata dalla celebre organizzazione ecologista.
Nella sua Guide to Greener Electronics , Greenpeace sostiene che Apple non fornisce sufficienti informazioni sulle proprie politiche di eliminazione delle sostanze tossiche e sarebbe indietro anche per quanto riguarda il riciclaggio. A detta di Greenpeace, la Mela non si occupa dell’eliminazione del PVC né intende fare a meno dei ritardanti di fiamma che sono all’indice ormai da anni in tutto il settore come uno degli elementi principali della tossicità dei prodotti elettronici.
“Apple – sostiene Greenpeace – si comporta male sia nel recupero dei prodotti che nel riciclaggio, né informa sulla quantità di rifiuti elettronici che ricicla”.
Accuse che la Mela rimanda al mittente . Un portavoce ha spiegato che l’azienda “non condivide il rating di Greenpeace né i criteri che sono stati impiegati” ( qui il PDF di Greenpeace sui parametri presi in considerazione).
Non solo, Apple sottolinea come da lungo tempo sia impegnata nella riduzione della tossicità e dell’impatto ambientale dei propri prodotti, attività sulle quali fornisce peraltro una lunga serie di informazioni in un’ area dedicata del proprio sito web. Il portavoce ha anche spiegato come la Mela abbia giocato un ruolo importante nella sensibilizzazione dell’intero settore verso questo problema e, facendo un esempio, ha eliminato l’uso del piombo nei propri monitor.
A dar manforte ad Apple anche la posizione del Green Electronics Council , ente finanziato dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente statunitense, che posiziona Apple sopra molti altri produttori, se giudicata mediante i criteri stabiliti dall’ Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE) . Dati che indicano come la Mela sia decisamente attiva nell’aggiornare le proprie politiche produttive in un’ottica di riduzione dell’impatto ambientale.
Ad ogni modo, Greenpeace nella propria classifica piazza sorprendentemente la cinese Lenovo , che supera Nokia , al primo posto. Un piazzamento che aiuta anche a far luce sui criteri utilizzati per compilare questa speciale lista. Lenovo, infatti, non dispone ancora di prodotti privi delle materie più inquinanti ma viene premiata perché, rispetto all’anno scorso, è il produttore che più si è dato da fare per migliorare in questo ambito.
“Date le crescenti montagne di rifiuti elettronici in Cina, sia quelli importati che quelli prodotti in loco – spiega l’organizzazione ambientalista – solleva il cuore vedere un’azienda cinese al vertice della classifica e disponibile ad assumersi responsabilità almeno per quanto riguarda i rifiuti che portano il suo marchio”.
Altre illuminazioni su come Greenpeace ha compilato questa classifica arrivano dai piazzamenti di Sony e LG Electronics , rispettivamente 11esima e 12esima nella lista. Secondo Greenpeace, infatti, “sono state penalizzate perché seguono politiche per il riciclaggio dei propri prodotti a due tempi: sebbene entrambe sostengano in altre aree del mondo la responsabilità dei produttori, negli Stati Uniti fanno parte di una coalizione che si oppone alle leggi sulla responsabilità dei costruttori e che richiede ai consumatori, anziché ai produttori, di pagare per il riciclaggio dell’e-waste”, i rifiuti elettronici.
Sull’argomento vedi anche:
I rifiuti hi-tech soffocano il futuro
La lunga via del piombo