Londra – Non ci stanno i provider britannici a diventare strumento di controllo e di monitoraggio delle attività dei propri utenti e dei loro dati personali. Per questo, stando a quanto riferito da The Guardian , l’associazione ISPA ha scritto alle autorità governative per spiegare che conservare sine die i dati degli utenti non rappresenta il modo giusto per combattere il terrorismo.
I regolamenti britannici, inaspriti dopo l’11 settembre, richiedono ai provider di conservare nomi e cognomi, mittenti e destinatari di email, indirizzi dei siti web visitati. Il tutto deve poi essere a disposizione delle autorità investigative senza necessità di un mandato specifico.
Ma l’ISPA non crede che ciò serva e di ritorno accusa un documento sulla materia redatto dalle autorità di polizia. Un documento che, secondo i provider, si guarda bene dal raccontare i casi in cui si è acceduto ai dati dell’utenza senza che vi fossero in ballo questioni di sicurezza nazionale e che “non fornisce i dettagli del numero di inchieste che sono compromesse dalla mancanza di dati né spiega se questo sia un problema per la sicurezza nazionale o l’interesse pubblico”.
Va detto che l’orientamento dell’ISPA, che potrebbe far naufragare i progetti sulla data retention “estesa” approntati dalle autorità governative, ricordano da vicino le decisioni che in questo senso sono già state assunte dai Garanti per la privacy europei. Come si ricorderà, questi in più occasioni hanno vivamente sconsigliato le autorità europee di considerare la conservazione dei dati come via risolutiva e hanno anzi messo in luce il grave impatto della data retention sulla privacy del cittadino.