Gli analisti a volte sbagliano, Google no. Se 1,65 miliardi di dollari per YouTube, poco tempo fa , erano sembrati il più grande esempio di shopping compulsivo, adesso Hitwise conferma che si è trattato semplicemente del prezzo da pagare per ottenere e conservare un dominio incontrastato.
LeeAnn Prescott, direttore ricerche della nota società di analisi statunitense, ha confermato sul suo blog che gli ultimi rilevamenti hanno delineato uno scenario quasi inaspettato: YouTube, malgrado la rinnovata competizione, non accenna a rallentare nella crescita. Fra gennaio 2007 e maggio 2007 il numero di visite statunitensi è cresciuto del 70%. Un incremento “monumentale” se si considera che gli altri 64 competitor diretti non sono andati oltre un 8% medio. La classifica del settore video di maggio, non a caso, fotografa una situazione ormai quasi cristallizzata: Youtube domina con una share del 60,02%, MySpace staziona al 16,08%, Google Video si mantiene sul 7,81%. Seguono Yahoo! Video (2,77%); MSN Video (2,09%); Break.com (1,33%); Daily Motion (1,13%); MetaCafe (1,07%); AOL Media (0,94%); Veoh (0,86%).
Insomma, la share di YouTube è del 50% superiore rispetto a tutti i 64 competitor diretti messi insieme. Per gli analisti si stratta semplicemente di monopolio. Ma l’aspetto più interessante, secondo Prescott, è che vi è un elemento catalizzante in questa dinamica: i motori di ricerca. Come ha sostenuto nell’ultimo Searchnomics 2007 i motori di ricerca sono i responsabili di circa il 20% del traffico dei siti di video. Insomma, una bella fetta di utenti passa sicuramente attraverso Google per giungere su YouTube… A gennaio la sua impennata difficilmente può trovare altre giustificazioni.
In quattro mesi di rilevazione sono stati registrati circa 110.775 termini che rimandavano alle varie categorie dei 65 siti di video più famosi. Un anno fa i termini non andavano oltre quota 23.696. E non si è trattato solo di un incremento sterile del numero di ricerche, ma soprattutto di un vistoso aumento del traffico in uscita dai motori verso le piattaforme video – valutato in un +300% rispetto al 2006. “Chiaramente ottimizzare i video per la ricerca è importante tanto quanto decidere di metterli online”, ha scritto Prescott sul suo blog.
Una piattaforma video, quindi, a meno che non decida di compiere una scalata ai motori di ricerca, è destinata a giocarsi ogni carta sui contenuti e servizi offerti. MySpace , ad esempio, come riporta il New York Times , tenterà la via dell’Olimpo del video-sharing con MySpaceTV.com , uno spin-off basato su Flash dall’indole piuttosto commerciale. Se inizialmente, almeno al di fuori dei confini statunitensi, potrà sembrare una copia di YouTube, col tempo tenterà di svincolarsi dai contenuti auto-prodotti per traghettare l’utenza verso la fruizione di materiali licenziati dalle major e dai network televisivi – Sony, NBC Universal e Fox in testa.
Dario d’Elia