Chi ha mai sperato di contrarre regolare matrimonio con un robot (o con una robottina)? Secondo David Levy, apprezzato ricercatore in intelligenza artificiale dell’ Università di Maastricht (Olanda), forse è il caso di farci un pensierino. “Prevedo che intorno al 2050 lo stato del Massachusetts sarà la prima giurisdizione a legalizzare il matrimonio con i robot “, dice il ricercatore.
L’affermazione, certamente singolare, non è passata inosservata : chi lo riferisce è MSNBC , a sua volta ripresa da Slahdot . Levy sostiene questa ipotesi accompagnandola con numerose argomentazioni a supporto , sulla base della sua tesi di laurea, intitolata Le relazioni intime con partner artificiali .
“Il Massachusetts è uno stato più liberale della maggior parte delle altre giurisdizioni statunitensi ed è stato un precursore della legalizzazione dei matrimoni tra esseri dello stesso sesso”, dice Levy. “Inoltre, in quella zona si respira aria di ricerca high-tech , per esempio al MIT “.
Davvero stupefacente, geeky , direbbe qualcuno. Ma ci sono altre argomentazioni , piuttosto solide, che secondo Levy sono da portarsi a sostegno di questa futuribile previsione. “Inizialmente, far sesso con un robot può essere considerato geeky , ma non appena un titolo a caratteri cubitali come ho fatto sesso con un robot ed è stato bellissimo dovesse apparire sulla rivista giusta , sono certo che molti vorrebbero prendere… lo stesso treno”, ammicca Levy, con evidente riferimento alle… debolezze umane e a qualche centinaio tra libri e film di sci-fi.
Non solo: il meccanismo di certo porta alla mente la mitologia greca, a Pigmalione che si innamora della statua di Afrodite . Riconducendolo ai tempi moderni, continua l’articolo di MSNBC , già 40 anni fa gli scienziati rilevarono che a volte gli studenti restavano inspiegabilmente attratti da ELIZA , un programma per computer progettato per fare domande ricalcando l’azione di uno psicoterapeuta.
“Se si guarda all’evoluzione dei robot nel suo complesso, si è passati da impieghi impersonali , quali l’essere di supporto in compiti ripetitivi e logoranti, a forme molto più evolute e meno robotiche : si pensi a giocattoli come Aibo di Sony e, successivamente, ai vari Tamagotchi”. Nella sua tesi, Levy ipotizza dunque che nel prossimo futuro l’aspetto dei robot diventerà talmente simile a quello umano, sia per quanto attiene all’aspetto che alle abitudini e alla “personalità”, da far scattare automaticamente l’attrazione.
Un altro fulcro sfruttato da Levy a sostegno dell’argomento è l’ analogia con i processi psicologici umani legati alle dinamiche delle relazioni: “Gli psicologi hanno identificato una dozzina di ragioni a causa delle quali la gente si innamora e ciascuna di esse può essere applicata anche alle relazioni umano-robot . Per esempio, le somiglianze in tema di personalità e conoscenze sono una di quelle ragioni e, in un robot , è possibile programmarle . Un’altra è quella della consapevolezza di piacere al partner, e anche questo è programmabile “, dice.
Lo scorso anno Henrik Christensen, fondatore di European Robotics Research Network , ha previsto che le persone faranno sesso con i robot entro cinque anni: Levy ora ritiene che ciò sia molto probabile.
Sul profilo etico, sostiene il singolare ricercatore, vi potranno essere solo vantaggi : dal calo delle attività pedofile alla possibilità di offrire del sesso ai criminali in carcere e alla riduzione della prostituzione . Conclude spiritosamente Levy: “Almeno in circostanze dove l’umano accetterà il robot , non si sentirà più dire non mi va, ho mal di testa, magari domani ma, piuttosto, non mi va, ho mal di testa, usa il robot “.
Marco Valerio Principato