Le major discografiche, dopo l’ assalto legale contro i siti che pubblicano spartiti , stanno per dare l’ultimatum a tutti quegli editori online che mettono a disposizione i testi delle canzoni . Basta una ricerca su qualsiasi motore di ricerca, utilizzando la parola chiave ” lyrics “, per rendersi conto della portata e dell’estensione del fenomeno: il numero di siti che pubblicano i testi di brani musicali è pressoché infinito.
L’industria discografica non è affatto felice di questa situazione, sicuramente destinata a cambiare: in base alle esternazioni di numerosi portavoce delle major americane, pubblicare testi senza licenza è una grave violazione delle norme sul diritto d’autore. Il segnale d’allarme del prossimo giro di vite online è stato l’accordo esclusivo siglato tra Gracenote , l’azienda responsabile del database CDDB, e quattro grandi case discografiche: il sito gode adesso dei permessi necessari alla distribuzione legale di testi e parole.
I dettagli specifici ed economici dell’accordo stipulato tra le due parti non sono stati resi noti, tuttavia molti osservatori sono convinti che il futuro di Gracenote sarà certamente roseo. Le licenze ottenute, infatti, permetteranno all’azienda di fornire servizi a valore aggiunto per i clienti dei negozi di musica online come iTunes . Al posto del libretto illustrato contenente i testi delle canzoni, tipico dell’era dei compact disc, i brani digitali acquistati via Internet saranno sempre più spesso integrati con i testi di Gracenote.
La situazione solleva numerosi interrogativi legati alle normative sul diritto d’autore in vigore negli Stati Uniti e nel resto dei paesi affiliati al WTO . Sebbene i testi delle canzoni vengano considerati come “opere dell’ingegno”, pertanto di proprietà dei rispettivi autori o musicisti, il confine tra la violazione del diritto d’autore ed il fair use diventa estremamente sottile ogni volta qualcuno decida di trascrivere, tradurre o ridistribuire i testi in questione per fini valutativi, critici o comunque senza fini di lucro.
Ralph Peer, CEO della “major indipendente” PeerMusic , sostiene che il problema di fondo non è correlato ai servizi che pubblicano testi delle canzoni senza fine di lucro, “ma a tutti quei grandi siti commerciali che sono riusciti a guadagnare cifre consistenti” grazie al cosiddetto lyrics business “.
Tommaso Lombardi