Roma – Un avvertimento perverso emerge tra le righe di una breve ma clamorosa notizia di cronaca rilanciata sui media nazionali nelle scorse ore. Mi riferisco al caso della cam wireless installata nella toilette di uno studio professionale a Roma.
Come molti avranno letto, ignoti hanno piazzato un piccolo dispositivo di ripresa che da chissà quanto tempo registrava con crudele realismo le visite al bagno dei dipendenti dello studio stesso. La cronaca racconta che dello spione elettronico si sia accorto un vicino: installando un apparecchio ricevente per il proprio televisore, questi avrebbe incidentalmente “incrociato” la frequenza della cam e visualizzato la toilette. Poco dopo, quando una signorina più volte incontrata sulle scale è entrata nel bagno, l’uomo ha capito di che si trattava ed è corso nello studio, avvertendo il responsabile dell’accaduto. Questi ha subito chiamato i Carabinieri.
Gli uomini dell’Arma ci hanno messo poco a scovare un buchetto nel mobile del bagno, foro attraverso il quale venivano catturate illegalmente quelle immagini così private.
Succede, evidentemente. E succederà sempre più spesso.
La disponibilità di nuove e potenti tecnologie wireless, da anni sul mercato , l’eccezionale efficienza dei motori di ricerca nell’ individuare chi vende tecnologie-spia e persino l’apertura anche in Italia di negozietti dedicati a questi simpatici apparecchietti, sono un cocktail devastante per intimità e privacy. Se a questo si aggiunge il mercato dei filmini tratti da manifestazioni ufficiali o da veri e propri furti di immagini , un mercato spesso alimentato dalle enormi potenzialità business di internet, il quadro è completo.
Sistemi a buon mercato, facilmente installabili e utilizzabili da chiunque sappia manovrare un dispositivo di trasmissione, come un telefonino intelligente, un device wi-fi e quant’altro, amplificano enormemente i danni potenziali (ma in un caso come quello di Roma così reali) che un tempo potevano essere solo frutto delle morbosità di qualche elettrotecnico o delle necessità giudiziarie dell’intelligence.
Condanniamo questi fatti, certo, si cerchino i responsabili e si dia la caccia all’ennesimo voyeur vittima della propria sessualità al punto da non riuscire a trattenersi dal compiere un gesto così odioso. Prendiamocela con chi si permette di violare la nostra privacy, rivendichiamo il nostro diritto a godere della riservatezza che con tanta fatica cerchiamo di preservare, denunciamo chi trasmette in rete immagini prelevate con questi mezzi.
Ma, per favore, smettiamola di propagandare le nuove tecnologie come un ineluttabile mezzo di progresso: portano con sé vantaggi e pericoli, aprendo scenari difficili da gestire e forse ingestibili. E’ un vero peccato che per parlare del doppio volto dell’hi-tech si debba aspettare qualche autorevole catastrofista come Bill Joy o l’intercettazione casuale di una frequenza in un edificio qualsiasi di Roma.