In inglese vengono definite dual-use technologies. Sono quelle tecnologie che pur offrendo un enorme potenziale se impiegate a fin di bene, possono costituire un pericolo nelle mani sbagliate. Ne abbiamo parlato proprio oggi, con Google che per il momento sceglie non rendere disponibile a livello commerciale il proprio sistema per il riconoscimento facciale, almeno non prima di aver definito una policy adeguata per evitarne abusi. L’argomento è centrale in un report pubblicato dal Government Accountability Office statunitense che fa luce su ciò che preoccupa l’intelligence d’oltreoceano.
Dual-use technologies
La sezione investigativa del Congresso USA ha interpellato le agenzie governative chiedendo loro di indicare quelle che vengono considerate le più importanti minacce per la sicurezza nazionale. Nel documento si citano l’espansione della Russia e quella della Cina, lo sviluppo dell’esercito iraniano e di quello nordcoreano, il fenomeno del terrorismo, l’impiego di armi ipersoniche e gli impianti di sorveglianza su larga scala, così come il cambiamento climatico e le migrazioni. Fin qui nulla di cui stupirsi.
Il dito è puntato però anche nei confronti di intelligenza artificiale, sistemi di calcolo quantistico, network riconducibili all’ambito della Internet of Things, i sistemi autonomi, tutto ciò che è connesso al settore delle biotecnologie e altri pericoli inerenti le tecnologie innovative. Vediamo nel dettaglio quali sono i timori per ogni categoria.
- IA: la disponibilità di soluzioni di intelligenza artificiale avanzate può offrire agli avversari degli Stati Uniti un vantaggio nell’industria, nel commercio e nella dotazione bellica.
- Quantum computing: si teme soprattutto la progettazione di sistemi per la comunicazione impossibili da intercettare o decifrare.
- IoT: vi sono preoccupazioni legate alla protezione dei dati veicolati e gestiti da questo nuovo tipo di infrastrutture.
- Sistemi autonomi: si va dal riconoscimento facciale a quello vocale e comportamentale, fino a mezzi e veicoli di terra, aerei, sottomarini o spaziali che potrebbero essere impiegati per sorveglianza o in combattimento.
- Biotecnologie: potenziali rischi legati all’alterazione genetica di piante, animali ed esseri umani così come alla formulazione di composti da impiegare nelle armi chimiche.
- Altre tecnologie emergenti: algoritmi di crittografia per rendere inaccessibili le comunicazioni e stampa 3D per la produzione di armi.
Si teme lo sviluppo che sfugge al controllo
Togliendo di mezzo scenari da pellicola post-apocalittica, ciò che emerge è un forte timore per ogni potenziale fattore di rischio legato a uno sviluppo non controllato delle tecnologie. Gli Stati Uniti, così come non fatichiamo a immaginare anche gli organismi di sicurezza di altri paesi, sono spaventati da ciò che al momento è ignoto, non ancora valutabile secondo i parametri di giudizio che conosciamo.
In un contesto di questo tipo possiamo far rientrare la recente richiesta degli USA nei confronti dei paesi alleati, Italia compresa, di mettere al bando le infrastrutture fornite da un colosso cinese come Huawei per l’allestimento delle reti sulle quali viaggeranno le informazioni nell’era del 5G ormai alle porte. Il timore è quello di favorire operazioni di spionaggio. Concludiamo con una frase che riassume in modo tanto sintetico quanto esplicativo la natura della sfida che si trova a dover affrontare il governo d’oltreoceano.
La natura del conflitto è cambiata e gli Stati Uniti devono evolvere.