Abbiamo scritto più volte di come algoritmi e sistemi di intelligenza artificiale possano tornare utili per affiancare il personale medico nella diagnosi delle patologie, un ambito in cui anche Google intende investire pesantemente in futuro. Oggi segnaliamo invece un progetto messo in campo da IBM e destinato a coloro che sono affetti dalla malattia di Huntington, una condizione genetica neurodegenerativa che inizia generalmente a manifestarsi nella fascia d’età compresa fra 35 e 44 anni.
IBM: intelligenza artificiale al servizio della medicina
L’azienda statunitense, in collaborazione con la CHDI Foundation, ha sviluppato un modello in grado di effettuare una previsione di come la patologia andrà progredendo fino a interessare le capacità cognitive, motorie e di coordinamento del soggetto, spesso compromettendo anche la funzionalità dell’apparato respiratorio. Per istruirlo è stato impiegato un database contenente un grande volume di referti legati a scansioni del cervello effettuate mediante risonanza magnetica.
Ad oggi non sono purtroppo disponibili cure per la malattia di Huntington, ma trattamenti in grado di ridurre la gravità di alcuni dei suoi sintomi. Riuscire a determinare in tempo quale sarà l’evoluzione dei disturbi che andranno manifestandosi consentirebbe ai medici di prescrivere quelli più efficaci, aiutando inoltre nella selezione dei pazienti da coinvolgere nelle fasi di ricerca e nella sperimentazione di nuovi farmaci sintetizzati al fine di contrastare il problema.