L’intelligenza artificiale interessa sempre più Paesi, intenzionati a diventare tra i punti di riferimento del settore a livello globale grazie al lavoro degli esperti domestici, e alla realizzazione di framework legali entro i quali operare. Mentre l’Europa pensa a un “bollino” per riconoscere i contenuti generati dalle IA, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu annuncia la convocazione di un pool di specialisti per formulare una politica nazionale sulle IA.
Israele punta sulle IA
Dopo avere parlato direttamente con Elon Musk e Sam Altman, Netanyahu ha chiarito che Israele intende diventare “una potenza informatica globale, anche nell’AI”, lavorando attivamente sulle opportunità di tali strumenti e anche sui pericoli, al fine di arginarli prima che sia troppo tardi. Il colloquio con il co-fondatore di OpenAI e creatore di ChatGPT ha anche aperto le porte a una potenziale cooperazione tra Israele e l’organizzazione no-profit, in quanto entrambe ritengono estremamente importante “mitigare gli enormi rischi” legati alla rapida crescita dell’intelligenza artificiale.
Israele non è però l’unico Paese che sta spingendo sul settore. Alti ufficiali cinesi hanno discusso con il patron di Tesla ed Elon Musk sulla regolamentazione delle IA, manifestando la necessità di una supervisione o, almeno, di una regolamentazione chiave. Lo stesso Musk, dunque, ha definito tali incontri “molto promettenti”, in quanto hanno sottolineato i rischi per la sovranità dei governi – quello cinese in primis, naturalmente – nel caso in cui esista una “super intelligenza digitale straordinariamente potente sviluppata in Cina”. Insomma, si teme la fine del Partito Comunista Cinese.
A oggi non è ancora chiaro quali saranno i prossimi passi per Israele e Cina, il cui approccio sarà sicuramente differente. In Europa, al contrario, gli step da seguire sembrano già definiti e l’Unione Europea li sta seguendo con precisione e cautela.