La determinazione delle nuove regole per l’IA richiede molto lavoro e tanta pazienza, sia per i legislatori che per le aziende e i consumatori. In Europa l’Unione sta cercando di bruciare le tappe velocemente al fine di porre dei chiari paletti all’intelligenza artificiale: a metà giugno 2023, infatti, il Parlamento ha approvato l’AI Act nella sua ultima bozza, ora in mano al Consiglio per definire il testo definitivo.
Per inquadrare l’avvenire delle soluzioni IA serve però una forte collaborazione con gli Stati Uniti e, proprio in questo periodo, sia Europa che USA si stanno muovendo a sostegno dei Paesi più vulnerabili, dialogando anche con OpenAI e dando vita a patti sull’IA e sul mercato dei componenti che servono per rendere funzionanti i sistemi avanzati di ultima generazione.
Europa ed USA all’unisono per l’IA
Come ripreso dal Corriere Comunicazioni, l’accelerazione nella elaborazione delle norme di regolazione dell’intelligenza artificiale è evidente. Nel caso dell’Unione Europea, dopo il recente dialogo con OpenAI – che sostiene apertamente la proposta europea sull’IA al fine di garantire vantaggi a tutti i governi democratici che intendono regolare il settore – si parla del patto UE-Unesco. Quest’ultimo prevede di aiutare le realtà più vulnerabili finanziando con quattro milioni di euro la definizione di regole sull’IA.
Secondo Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco, “dinanzi alle pressanti sfide rappresentate dall’Intelligenza artificiale dobbiamo andare più veloci, fornendo maggiore sostegno ai Paesi a basso reddito”.
Nel mentre, il Consiglio Commercio e tecnologia Ue-Usa ha trovato un accordo su 65 definizioni chiave per attuare gli obiettivi su tassonomia, norme e rischi emergenti potenziali dell’IA. Come spiegato da Margrethe Vestager, UE ed USA devono portare avanti una collaborazione “a un livello superiore, alla luce delle evoluzioni rapidissime dell’intelligenza artificiale generativa”.
Infine, negli Stati Uniti si valutano restrizioni sulle esportazioni di chip AI in Cina, con NVIDIA e AMD che verranno colpite da questa decisione. Il Dipartimento del Commercio ha infatti confermato che interromperà le spedizioni di chip prodotti da NVIDIA e altre società di chip ai clienti in Cina già a luglio. In Occidente, pertanto, si deve pensare all’Occidente o alle opportunità commerciali con Paesi non rivali o potenzialmente rischiosi.