Un vecchio adagio recita A questo mondo nulla è certo, tranne la morte e le tasse
. Se a queste ultime qualcuno riesce furbescamente a sfuggire, la prima è inevitabile, per tutti. Ora c’è un’IA che pretende di poterne prevedere la data: si chiama Life2vec ed è oggetto di una recente pubblicazione su Nature. Ecco il principio di funzionamento.
Le vite umane sono rappresentate in una modalità che condivide somiglianze strutturali con il linguaggio. Sfruttando queste similitudini, si adattano le tecniche di elaborazione del linguaggio naturale per esaminare l’evoluzione e la prevedibilità della vita, sulla base delle sequenze di eventi dettagliati.
La data della tua morte: la prevede l’IA
In breve, i ricercatori responsabili del progetto (di cui sinceramente, scaramanticamente e un po’ egoisticamente avvertivamo poco il bisogno), hanno allestito un dataset alimentato dalle informazioni raccolte in Danimarca, dal 2008 al 2016, a proposito dei cittadini, legate a eventi che interessano la salute, l’educazione, il lavoro e il reddito. Su questa base è stato successivamente istruito un modello in grado di stimare l’evoluzione di un ciclo vitale, come se fosse regolato da un pattern, con una dinamica non troppo differente rispetto a quella che genera le conversazioni con ChatGPT.
L’obiettivo, fortunatamente, non è quello di creare inquietudine o allarmismo, bensì di studiare l’impatto degli eventi sulla vita di tutti noi e di valutare l’efficacia di interventi personalizzati. A pensarci bene, non è poi così diverso da quanto, ormai da parecchio tempo, fanno i sistemi in dotazione agli istituti assicurativi, sviluppato per determinare le condizioni di una polizza da proporre ai clienti e il relativo premio da corrispondere, a fronte di una copertura studiata ad hoc in base alle specifiche esigenze di ognuno.
Stando ai primi test condotti, confrontando le previsioni fornite con i dati relativi alla mortalità registrata nel paese fino al 2020, l’IA si è dimostrata particolarmente accurata.
Contro il logorio della vita moderna
Una semplice ricerca su Google restituisce decine di risultati a proposito di strumenti più o meno affidabili in grado di calcolare la data della morte. Ognuno è libero di giocarci, dopo il rituale gesto apotropaico che preferisce. Come scritto però in un articolo del Washington Post di cui consigliamo la lettura, più che della nostra dipartita, uno studio di questo tipo è inerente a come viviamo, all’influenza di fattori sociali ed economici sulla nostra quotidianità e, di conseguenza, sul nostro benessere. Al logorio della vita moderna
, come recitava un vecchio spot.
Per saperne di più e consultare maggiori informazioni sull’iniziativa Life2vec rimandiamo alla pubblicazione di Nature (disponibile anche nella sua versione integrale), al codice sorgente pubblicato nel repository di GitHub e al portale Statistics Denmark dove sono riportate le modalità di accesso ai dati impiegati nel progetto.
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