Le opere di William Shakespeare sono state tutte scritte per intero dal drammaturgo inglese? Oppure, come sostengono in molti e da lungo tempo, qualcuno gli ha dato una mano? L’intelligenza artificiale messa a punto dal ricercatore ceco Petr Plecháč sembra confermare quest’ultima teoria.
L’IA analizza l’opera di William Shakespeare
L’algoritmo ha analizzato l’Enrico VIII, testo risalente al 1612-1613 ispirato alla figura del monarca britannico, uno di quelli ritenuti scritti a quattro mani con John Fletcher da critici e studiosi. Prendendo in considerazione i termini utilizzati, la loro ricorrenza e il ritmo mediante un approccio definito “rolling window” (focalizzando l’attenzione sullo stile e non sullo svolgimento delle singole scene), l’IA confermerebbe il coinvolgimento di un secondo autore.
A Fletcher è attribuita quasi la metà dell’opera, con il suo contributo rilevato in gran parte all’inizio delle scene e in prossimità della loro conclusione. L’intelligenza artificiale sembra inoltre sgombrare il campo da un’ulteriore ipotesi, quella che vorrebbe il coinvolgimento di un terzo autore, Philip Massinger.
Va tutto ovviamente fatto rientrare nel campo della teoria. Non è infatti da escludere che al fine di rendere le varie parti del testo più coerenti tra loro i due drammaturghi abbiano cercato di imitare l’uno i tratti stilistici dell’altro. L’impiego di un simile approccio all’analisi delle opere, se perfezionato, potrebbe tornare utile ad esempio per portare alla luce un plagio, problema ancora oggi più frequente di quanto si potrebbe pensare in ambito letterario.