La necessità di regolamentare le IA è nota non solo a chi le sviluppa, come dimostrano le recenti dichiarazioni di Sam Altman, CEO di OpenAI e creatore del modello di linguaggio GPT-4, ovvero di ChatGPT, ma anche alle istituzioni. Negli ultimi mesi sia gli Stati Uniti che l’Unione europea stanno spingendo per la preparazione di una serie di norme ad hoc che riescano a controllare a dovere l’operato dell’intelligenza artificiale in ogni settore, evitando un loro impatto negativo sulla popolazione.
Nel caso specifico dell’UE, più recentemente la vicepresidente della Commissione europea, Margrethe Vestager, ha detto al CEO di Google, Sundar Pichai, che la legge europea sull’IA dev’essere rilasciata “il prima possibile”, dando il via a uno sforzo internazionale per la stesura di regole universali.
Unione europea spinge su norme IA
Come ripreso dal Corriere Comunicazioni, l’incontro recente tra Vestager e Pichai ha dato vita a un contatto approfondito con la Grande G, da tempo al lavoro su Google Bard. L’ipotesi attuale vedrebbe dunque un patto per l’IA su base volontaria, che coinvolga tutti i principali attori europei ed extra-europei, che si tratti di Governi o aziende del settore.
Anche Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, ha affermato che l’IA porta grandi opportunità “che possiamo e dobbiamo cogliere” per l’economia digitale, per aumentare la produttività. Al contempo, però, bisogna evitare che gli algoritmi applichino pregiudizi e colpiscano i dipendenti licenziandoli o discriminandoli sul posto di lavoro.
Insomma, servono regole e la sfida va affrontata dall’essere umano in controllo. Il quadro normativo dell’Ue sull’intelligenza artificiale servirà proprio a questo a porre regole stringenti sulle tecnologie ad alto rischio, affinché si possa continuare a innovare tutelando i diritti dei cittadini europei.