San Jose (USA) – I ricercatori di IBM hanno annunciato di aver stabilito una nuova pietra miliare nella breve storia del cosiddetto “quantum computing”, quella recente branca della ricerca scientifica che tenta di applicare i principi della meccanica quantistica al mondo dei bit: l’obiettivo è quello di ottenere, a lungo termine, una drastica miniaturizzazione dei chip ed un sorprendente incremento delle velocità di calcolo dei computer.
Sulla rivista scientifica Nature i ricercatori di IBM hanno spiegato di essere riusciti ad effettuare “il più complesso calcolo mai eseguito con un quantum computer”: la fattorizzazione del numero 15.
Nei laboratori di IBM si è infatti dato vita ad un quantum computer che è riuscito ad eseguire l’Algoritmo di Shor, un metodo per fattorizzare i numeri. L’algoritmo fu sviluppato nel 1994 dallo scienziato Peter Shor di AT&T proprio per dimostrare le potenzialità del calcolo quantistico nel fattorizzare grossi numeri: “Un’operazione così difficile per i computer convenzionali – spiega IBM – che è utilizzata in molti metodi crittografici per proteggere i dati”.
“Il risultato rafforza la crescente consapevolezza che i quantum computer un giorno potrebbero essere in grado di risolvere problemi così complessi che persino il più potente supercomputer, lavorando per milioni di anni, non arriverebbe a calcolarne la soluzione”, ha dichiarato Nabil Amer, manager e stratega dell’IBM Research’s Physics of Information Group.
“Per il suo esperimento IBM si è avvalsa di quantum bit, o “qubit”, di 7 atomi. Un qubit è una molecola progettata in modo da funzionare sia come una sorta di processore, sia come memoria. Sfruttando le proprietà degli atomi o dei nuclei, e attraverso le interazioni fra qubit, gli scienziati riescono a far eseguire ai quantum computer certi calcoli, fra cui la fattorizzazione di numeri, con velocità esponenzialmente superiori a quelle dei computer tradizionali.
“Ora la sfida è quella di far sì che il calcolo quantistico divenga una realtà ingegneristica”, ha detto Isaac Chuang, capo del team di ricerca di IBM. “Se potessimo eseguire questo calcolo su più vasta scala — parlo delle migliaia di qubit richiesti per fattorizzare numeri davvero grandi — potrebbero rendersi necessari fondamentali cambiamenti nelle implementazioni della crittografia”.
Tuttavia, come ammettono gli stessi ricercatori, i quantum computer commerciali sono lontani ancora molti anni. Le prime applicazioni basate sul quantum computing, secondo IBM, saranno in grado di risolvere solo funzioni specifiche e molto complesse, problemi che, per la loro natura, mandano in crisi gli schemi di calcolo dei computer convenzionali.
“Il word processing od i problemi di piccola soluzione – afferma IBM – sono molto più facilmente gestibili dai computer di oggi”.