Armonk (USA) – Dopo aver utilizzato la tecnologia Blue Gene per scalare la classifica dei supercomputer più potenti al mondo, IBM è pronta a fare dei sistemoni “dal gene blu” il cuore dei propri servizi di computing on-demand.
Big Blue ha inaugurato a Rochester, nel Minnesota, un nuovo centro che permetterà per la prima volta ai suoi clienti e partner di accedere in remoto ad un supercomputer Blue Gene attraverso una rete VPN (Virtual Private Network) ad alta velocità. Le aziende che si abbonano al servizio pagano solo le risorse di calcolo e storage a loro effettivamente riservate: un modello di computing che, secondo il colosso di Armonk, permette alle società che fanno uso di applicazioni di calcolo intensivo di variare rapidamente e temporaneamente tali risorse in base alle necessità del momento e di economizzare sull’acquisto dell’hardware e sui relativi costi di gestione.
Con il nuovo Deep Computing Capacity on Demand Center , IBM intende far leva sulla tecnologia Blue Gene per tagliare i costi del computing in affitto e renderlo accessibile ad un crescente numero di aziende, specie quelle che operano in settori come la biofarmaceutica, l’idrodinamica, la chimica quantistica, la dinamica molecolare, la ricerca astronomica e spaziale, la modellazione climatica e finanziaria e la business intelligence.
Il sistema di calcolo “a noleggio” appena inaugurato da Big Blue è costituito da oltre 2.000 processori PowerPC e fornisce 5,7 teraflops, una potenza che lo colloca fra i primi 30 supercomputer più veloci al mondo: nonostante questo, il “cervellone” occupa un solo rack e ha un ingombro orizzontale inferiore al metro quadrato. L’incremento della densità di calcolo, insieme alla drastica riduzione dei consumi energetici e all’ottimizzazione della scalabilità, è uno degli obiettivi prioritari perseguiti da IBM con lo sviluppo della tecnologia Blue Gene.
IBM sostiene che diversi importanti produttori di software, tra i quali Novell, stano adattando le proprie applicazioni di classe enterprise per girare sulla piattaforma Linux di Blue Gene. Il colosso spera di dar vita ad un completo ecosistema di software per Blue Gene già entro la fine dell’anno.
Il big di Armonk possiede altri tre centri per il computing on-demand a Poughkeepsie (New York), Houston e Montpellier: questi forniscono l’accesso da remoto ad oltre 5.200 CPU Intel Xeon, AMD Opteron e Power su sistemi operativi Linux, Windows e AIX.