UPDATE : Con una mossa a sorpresa, IBM ha prima abbassato ulteriormente l’offerta per l’acquisizione di SUN e quindi, di fronte alle richieste di garanzie da parte del management dell’azienda californiana, si sarebbe ritirata completamente dalla trattativa . La situazione, per il momento descritta solo da indiscrezioni anonime, resta molto fluida: la rottura pare non essere definitiva, e occorreranno probabilmente ore se non giorni per venire a capo dell’intera vicenda.
Roma – Sarebbe potuto essere un weekend storico in fatto di fusioni e accordi per il mondo ICT: le voci sulla possibile acquisizione di SUN da parte di IBM si sono fatte sempre più insistenti, e sebbene la conferma di un accordo non sia arrivata come da qualcuno predetto lo scorso venerdì, già oggi ci potrebbe essere un annuncio ufficiale. Diverso, molto diverso, quanto accaduto tra Google e Twitter : fonti non meglio identificate avevano indicato un accordo come cosa quasi fatta. Ma dopo poche ore le smentite sono piovute dalle gole profonde della Rete e persino in diretta TV.
Restando coi piedi per terra, l’accordo tra Armonk e Santa Clara sembra avviarsi verso una conclusione anche grazie ad un drastico ridimensionamento del prezzo d’acquisto : con un titolo che in borsa viaggia su cifre attorno agli 8,5 dollari, SUN sarebbe disposta ad accettare da IBM una contropartita di 9,5-10 dollari ad azione. Nell’affare Big Blue ci dovrebbe comunque investire circa 7 miliardi di dollari (all’incirca 5,2 miliardi di euro). Ad IBM, inoltre, spetterebbe il compito di difendere l’accordo in sede antitrust laddove fosse necessario: una clausola di non rescindibilità del patto per eventuali problemi in questo settore sarebbe stata richiesta da SUN.
Con la fusione tra le due aziende, infatti, la nuova entità controllerebbe senza difficoltà la maggioranza del mercato relativo allo storage su nastro e pure dei server Unix di fascia medio-alta. Abbastanza per attirare l’attenzione dell’occhio vigile dell’authority statunitense, senza contare le possibili denunce da parte della concorrenza (HP e Dell in testa) che si vedrebbe seriamente messa in difficoltà da un nuovo concorrente con la potenza di fuoco e il parco brevetti combinato di IBM e SUN .
Il rischio per SUN, nel caso IBM non dovesse accettare di difendere l’accordo ad ogni costo, sarebbe un tracollo simile a quello subito da Yahoo! durate le trattative contro la scalata ostile di Microsoft e la contemporanea offerta di Google. Il risultato, in quel caso, era stato il progressivo allontanamento di BigM in seguito ai ripetuti dinieghi della dirigenza dell’azienda del search di Sunnyvale, e l’uscita di scena di BigG alla luce delle possibili conseguenze antitrust di un accordo tra i primi due motori di ricerca della Rete: il titolo Yahoo! in Borsa aveva subito una dura punizione , da cui si sta risollevando solo nelle ultime settimane.
Sebbene le richieste iniziali di SUN, secondo le indiscrezioni, fossero di circa 11 dollari ad azione, un prezzo finale ventilato attorno ai 9,55 dollari segnerebbe comunque una eccellente valorizzazione del titolo rispetto alle quotazioni dell’inizio del mese di marzo: allora a Wall Street un’azione SUN valeva all’incirca 4,75 dollari, e l’offerta IBM raddoppierebbe quel valore. Come contropartita all’abbassamento del prezzo di vendita ci sarebbe la questione antitrust: ci sarebbero stuoli di avvocati di Big Blue al lavoro da settimane in un albergo di Santa Clara , incaricati di valutare con attenzione il portafoglio brevetti di SUN e le eventuali conseguenze di un accordo in materia di regolamentazione del mercato.
Restando comunque ancora alcuni dettagli da chiarire, la prossima fusione tra i due pesi massimi sarebbe comunque ormai cosa fatta: già oggi, lunedì, potrebbe arrivare la conferma definitiva, probabilmente nella notte italiana alla chiusura della Borsa statunitense. Molto diverso, invece, il quadro Google-Twitter: l’ ipotesi di un possibile interessamento di Mountain View per la piccola società cronicamente priva di un business model era stato già ventilato mesi orsono, ma nella notte tra giovedì e venerdì Michael Arrington di TechCrunch aveva stupito tutti con lo scoop di un possibile annuncio imminente sull’acquisizione.
Le cifre in ballo erano differenti da quelle del già presunto e sfumato accordo con Facebook: Twitter varrebbe all’incirca 250 milioni invece di mezzo miliardo di dollari (185 milioni di euro, più o meno), ma a differenza del social network Google sarebbe stata pronta a versare in contanti l’intera cifra agli attuali proprietari del sito di microblogging. Ma è stato lo stesso co-fondatore di Twitter, Biz Stone, a mettere fine ad ogni speculazione : “Puntiamo a costruire una azienda profittevole, indipendente e siamo solo all’inizio del percorso” ha scritto sul blog aziendale, per poi ribadire il concetto in TV ad un late show via cavo a cui era stato precedentemente invitato. Ma è indubbio, nonostante tutto , che Twitter sarà oggetto di molte attenzioni nel prossimo futuro.
Ai grandi del search potrebbe interessare acquisire le capacità di Twitter di raccogliere e indicizzare i contenuti in tempo reale, in modo da includere queste tecnologie nei propri engine e renderli in grado di effettuare scansioni non solo all’interno del database storico generato dai crawler, ma pure per così dire nel materiale generato in Rete in tempo reale. Non contento di aver mancato la prima previsione, Arrington si spinge oltre : ora la cifra in ballo per accaparrarsi l’astro nascente del web si aggirerebbe sul miliardo di dollari, e nella partita potrebbe pure entrarci Microsoft . Per il momento si tratta di semplici speculazioni.
Luca Annunziata