Roma – 3.415. Questo è il numero di brevetti che nel 2003 l’ Ufficio americano dei brevetti ha garantito alla IBM , società numero uno dell’IT statunitense. A vantarsi di questi numeri è la stessa IBM secondo cui l’enorme numero di brevetti ottenuti testimonia l’efficienza dei processi industriali e il ritmo incessante della ricerca in cui investe pesantemente.
Il colosso, divenuto negli ultimi anni il più importante sponsor industriale delle tecnologie open source , è stata l’unica azienda statunitense a superare quota 3mila nei brevetti ottenuti. Un risultato che si è ripetuto allo stesso modo negli ultimi tre anni.
Non solo, la tipologia dei brevetti ottenuti testimonia le ulteriori mutazioni nella struttura industriale di IBM. Qualche anno fa sarebbe stato impensabile, ma dei quasi 3.500 brevetti del 2003 più di 1.500 sono brevetti sul software .
Cosa rende IBM una società da record nel mondo dei brevetti? Stando all’azienda, ciò è legato alla velocità con cui IBM risponde alle esigenze che vengono via via segnalate dai clienti, orientando dunque rapidamente la ricerca là dove serve e associando ad essa in breve tempo un processo produttivo capace di portare sul mercato la risposta a quelle esigenze.
Il grosso dei brevetti 2003 di IBM è legato alle novità sul fronte di quello che viene definito autonomic computing , tecnologie sulle quali il gigante dell’IT sta puntando sempre di più ritenendole capaci di aumentare progressivamente l’autonomia e gli automatismi dei sistemi informativi. Altri settori nei quali sono stati conquistati numerosi brevetti riguardano il computing pervasivo , che definisce i sistemi di interconnessione via internet di dispositivi diversi, e anche il computing on-demand , settore nel quale le risorse di calcolo vengono fornite all’occorrenza ai clienti come una qualsiasi altra utenza (acqua, elettricità ecc.).
Eppure, nonostante il gran numero di brevetti ottenuti, IBM lamenta come una gran parte di essi venga acquisita dall’azienda soltanto quando i prodotti realizzati sulla base delle tecnologie brevettate sono già giunti sul mercato. Sebbene IBM si muova per tempo nel richiedere i brevetti, l’Ufficio competente li registra, secondo l’azienda, con molto ritardo. In un contesto americano, dove si possono brevettare facilmente molte più tecnologie che in Italia, la multinazionale dell’informatica si lamenta della lentezza della burocrazia necessaria a mettere al sicuro le proprie proprietà intellettuali.