Gli attriti fra IBM e Amazon per la paternità su alcuni brevetti si stanno trasformando in una zuffa. Lo scorso ottobre, dopo una serie di tentativi di mediazione, IBM aveva deciso di denunciare Amazon per la violazione di cinque brevetti. Adesso, il famoso e-tailer statunitense ha depositato una contro-denuncia volta a dimostrare non solo l’illegittimità delle richieste, ma anche le violazioni di Big Blue.
Il gioco di fioretto è ormai cosa passata, è il momento dell’artiglieria: i legali di Amazon hanno detto chiaramente che i brevetti al centro del dibattito non corrispondono agli standard descritti nei documenti depositati dall’accusa. Ogni documento dovrà essere studiato in profondità ed Amazon si basa anche su quelli per rivendicare il diritto di proprietà su alcune tecnologie.
Nello specifico, IBM è certa di disporre dei brevetti delle soluzioni Amazon che riguardano: tecnologie relative alla presentazione di applicazioni in un servizio interattivo, l’archiviazione di dati in una rete interattiva, la presentazione di pubblicità in un servizio interattivo, la gestione di link sulla base delle attività dell’utente e dei suoi gusti nonché l’ordinamento degli oggetti in un catalogo elettronico.
Affermazioni che hanno irritato Amazon. I suoi legali si sono espressi duramente, sostenendo che IBM “è basata su principi business e innovazioni del passato” e che “l’ampia documentazione riguardante le violazioni arriva a dichiarare che IBM stessa ha inventato Internet”.
Scherno? Scherzo? Kendra Collins, portavoce di IBM, ha risposto per le rime sottolineando che il modello di business e la tecnologia di Amazon non sarebbero mai esistiti senza le innovazioni di IBM. “La loro denuncia fondamentalmente si basa sulla retorica più che sui fatti, per distrarre l’attenzione dalle violazioni”, ha ribadito Collins.
Alcuni osservatori si sono detti piuttosto scettici sugli esiti della vicenda dato che, fondamentalmente, si tratta dell’ennesima dimostrazione dei limiti dell’attuale sistema brevetti. A prescindere dal vincente del primo round è certo che la querelle legale continuerà ad andare avanti: le tecnologie al centro della questione sono più che strategiche per entrambe le aziende.