Uno dei principali asset per il futuro di IBM è l’Intelligenza Artificiale, sulla quale il gruppo ha pesantemente investito fin dagli esordi del progetto Watson. Uno dei principali asset per il futuro di Eni è l’esplorazione, ambito nel quale il gruppo eccelle e nel quale sta dimostrando grandi passi avanti una scoperta dopo l’altra. L’unione tra i due gruppi è un percorso iniziato ormai da tempo, ma che ora giunge ad inaugurare una vera e propria piattaforma che ha l’obiettivo di alzare ulteriormente le capacità del gruppo italiano di ottenere risultati nella ricerca di materie prime nel sottosuolo.
Cognitive Discovery
La piattaforma annunciata prende il nome di “Cognitive Discovery” e rappresenta una sorta di assistente intelligente nelle prime fasi di valutazione di un progetto esplorativo. Applicare l’IA in questo ambito significa creare una sorta di universo del possibile che può essere poco alla volta scremato sulla base dei dati raccolti. Questo processo determina un percorso esplorativo ottimizzato, “capace di contestualizzare le varie componenti dell’informazione geologica, geofisica e geochimica allo scopo di interpretare i dati osservati, supportando gli esploratori nel loro lavoro quotidiano e migliorare il loro processo decisionale“.
L’esplorazione degli idrocarburi è un’attività che richiede tecnologie all’avanguardia e un’ampia conoscenza che si articola su varie discipline operanti a scale differenti. Per la valutazione di un bacino sedimentario, geologi e geofisici analizzano una vasta quantità di dati, cercando informazioni rilevanti, sia da report interni sia dall’eventuale letteratura disponibile, per valutare la probabilità di presenza di accumuli di idrocarburi e stimarne la dimensione. Questo processo di interpretazione preliminare è cruciale per guidare la valutazione iniziale del sistema petrolifero e la successiva definizione del potenziale esplorativo per identificare opportunità materiali da investigare con una campagna di perforazione.
Rischi minori, costi minori e ottimizzazione dei risultati sono la conseguenza di ciò che si può ottenere applicando processi di Intelligenza Artificiale in situazioni di grande complessità come quella dell’esplorazione geologica di profondità. Il che, per l’azienda guidata da Descalzi, si tramuta direttamente in valore: migliorare le performance nelle fasi di ricerca significa poter ottimizzare le fasi esplorative ed abbassare pertanto i costi di estrazione del barile. L’IA made in IBM non è per Eni soltanto processo, insomma, ma è direttamente valore: l’esplorazione petrolifera è forse uno degli ambiti in cui l’IA è cresciuta maggiormente grazie ad investimenti di grande impatto ed in virtù di una leva estremamente vantaggiosa.
Quando l’innovazione tecnologica è al servizio di una grande azienda del nostro Paese #AI #IBMStudiosMilano #DigitalTransformation @eni https://t.co/ePJPT7vMU3
— Enrico Cereda (@ecereda) June 25, 2019
La piattaforma a cui giungono oggi le parti è il risultato di un processo estremamente lungo, inaugurato con le prime collaborazioni tra le parti alcuni anni or sono e con la costruzione del Green Data Center Eni di Ferrera Erbognone (uno tra i data center più efficienti a livello europeo).
Presso il Green Data Center è oggi allocato un cluster IBM HPC Power 9 deputato alla piattaforma “Cognitive Discovery”, base di partenza anche per l’estensione dell’IA su altri ed ulteriori ambiti collaterali: “Eni e IBM continueranno a lavorare sulla piattaforma di Cognitive Discovery per estendere le sue capacità di analisi di documenti a nuovi domini applicativi come ad esempio ingegneria e modellizzazione di giacimento, e ad altre sorgenti di informazione“.