IBM ha pubblicato i risultati finanziari relativi al primo trimestre del 2016, e si tratta del sedicesimo rapporto consecutivo in calo. Big Blue riduce i ricavi e i profitti, e nemmeno il cloud o Watson sono in grado di risollevare una situazione di questo tipo. Anzi no: dalla prossima trimestrale le prospettive cambieranno, perché diverse saranno i raggruppamenti utilizzati per mettere aggregare i dati finanziari.
Se il futuro è un’incognita, il presente è presto detto: nei primi tre mesi del 2016 IBM ha incamerato ricavi complessivi per 18,7 miliardi di dollari, -5 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre i guadagni netti ammontano a 2,3 miliardi di dollari con un -21 per cento rispetto al 2015.
Le singole divisioni del colosso statunitense sono tutte in negativo: il business Systems (hardware e software per aziende) cala del -21,8 per cento, i servizi business globali sono a -4,3, lo storage è a -6. Il cloud? Stessa storia: i servizi telematici sono a -1,5 per cento (8,4 miliardi di dollari), le soluzioni “cognitive” basate sulla IA Watson scendono del -1,7 per cento (4 miliardi) anche se IBM si affretta a classificarli come “piatti” al netto dell’inflazione.
I conti sono giù? IBM si dice in ogni caso soddisfatta delle performance commerciali di Watson e delle piattaforme cloud ibride, dove il business “come servizio” ha fatto registrare un +42 per cento o un +46 al netto dell’inflazione. Big Blue è oramai leader nel cloud, nei servizi analitici e nelle piattaforme “cognitive”, sostiene il CEO Ginni Rometty, e i ricavi crescono a doppia cifra.
Tutto bene, quindi? Mica tanto : i tagli ai posti di lavoro procedono perché la corporation deve adattarsi alle mutate condizioni di mercato, dice il CFO Martin Schroeter, mentre dalla borsa arriva l’insoddisfazione degli azionisti con un -5 per cento del titolo IBM nelle contrattazioni post-orario di chiusura.
Alfonso Maruccia