È una presa di posizione netta quella di IBM in merito all’intelligenza artificiale e a come gli algoritmi istruiti possono o non possono essere utilizzati: l’azienda lo mette nero su bianco in una lettera firmata dal nuovo CEO Arvind Krishna e diretta ai membri del Congresso USA. La volontà è quella di non impiegare la tecnologia per finalità legate al riconoscimento facciale e alla sorveglianza né al cosiddetto racial profiling.
IA e privacy, la posizione di IBM
In più occasioni l’IA si è dimostrata in grado di identificare con minore precisione le persone con pelle scura, il caso più noto ed eclatante è con tutta probabilità quello di Amazon Rekognition. La decisione annunciata pubblicamente oggi dal gruppo di Armonk è stata presa nei mesi scorsi e già comunicata ai clienti che in passato hanno fatto leva su questo tipo di tecnologia. Non ci saranno aggiornamenti per le soluzioni sviluppate, ma verrà comunque fornito supporto a coloro che le stanno già utilizzando.
Il messaggio odierno di IBM (link alla versione integrale fondo articolo) è rivolto anche al legislatore d’oltreoceano con Krishna che invita a considerare l’introduzione di paletti nell’uso di questi sistemi.
Un’ipotesi già formulata all’inizio dell’anno anche in Europa quando si parlò di vietare l’impiego del riconoscimento facciale nei luoghi pubblici del vecchio continente, poi accantonata da un pronunciamento di Bruxelles. A tal proposito, a fine febbraio è comparsa un’indiscrezione che fa riferimento alla creazione già in atto di un database unico in cui far confluire i dati di tutti i cittadini UE a tale scopo, un progetto (non confermato in via ufficiale) che solleva legittime domande e dubbi legati a privacy e sicurezza.