Quando all’inizio del 2003 SCO Group intentò causa ad IBM accusandola di aver copiato in Linux porzioni di UNIX, l’azienda affermò che la violazione riguardava “migliaia di linee di codice”. Oggi Big Blue afferma che le linee incriminate sono soltanto 326, e nessuna di queste infrange le proprietà intellettuali di SCO.
Secondo il resoconto dell’udienza del 7 marzo pubblicato da Groklaw.net , e sintetizzato qui in italiano da Davide Prina, la maggior parte delle 326 linee sarebbe rappresentata da commenti, non da codice di programma . Oltre a questo, gli avvocati del colosso di Armonk affermano che queste linee non sono più soggette al copyright di SCO perché “non originali”, ma se anche lo fossero “non c’è una sostanziale somiglianza tra Linux e Unix”.
IBM si è anche detta pronta a contrattaccare, accusando SCO di aver rinominato il codice GPL di Linux e averlo chiamato Unix per reclamare diritti inesistenti.
In un altro articolo di Groklaw si legge inoltre che SCO “ha sufficienti riserve di liquidità” per finanziare il processo fino al prossimo ottobre . Difficile dire cosa succederà se la contesa legale dovesse protrarsi oltre questa data. Fra l’altro, sempre stando al noto blog paralegale, SCO rischia anche di uscire dal NASDAQ se il valore delle sue azioni continuerà a scendere.
Groklaw riporta infine che il noto produttore di hardware LaCie distribuisce Linux, Busybox, Samba e altri software open source insieme al suo Ethernet Disk RAID, e questo senza accompagnarli da una copia della licenza GPL: cio rappresenterebbe una chiara violazione della licenza di Free Software Foundation.