Ad approfittare della generosità sarebbero stati diversi esponenti di governo, attualmente in carica in Cina e Corea del Sud. Gli alti vertici di IBM sono ora finiti nel mirino della U.S. Securities and Exchange Commission (SEC), accusati di aver elargito sostanziose mazzette per assicurarsi redditizi accordi di distribuzione nei due paesi asiatici .
La strategia del colosso di Armonk è stata così svelata nel dettaglio dai legali della SEC: alcuni rappresentanti governativi avrebbero ricevuto doni e denaro per poi garantire a Big Blue la vendita di PC e mainframe in varie agenzie . Laptop, viaggi e mazzette in cambio di accordi esclusivi di distribuzione per le postazioni sfruttate dalle autorità di Cina e Corea del Sud.
IBM avrebbe dato inizio a queste pratiche nel lontano 1998 , guadagnando di fatto milioni di dollari dai vari accordi nei due paesi. Le mazzette sarebbero state consegnate nei luoghi più disparati – dai parcheggi ai bar – ognuna con valori dell’ordine delle decine di migliaia di dollari. Secondo gli inquirenti della SEC sarebbero stati coinvolti due pezzi grossi dell’azienda, oltre a più di 100 dipendenti in terra cinese .
Le azioni di Big Blue avrebbero così violato le disposizioni dettate dal Foreign Corrupt Practices Act (FCPA), la legge statunitense risalente al 1977 e nata per evitare episodi di corruzione come questo. I legali di IBM hanno ora trovato un accordo con quelli della SEC, accettando di pagare una multa pari a 10 milioni di dollari . Nessun rappresentante dell’azienda di Armonk si è però espresso a conferma delle strategie illecite nei due paesi asiatici, né Big Blue ha ammesso alcuna delle violazioni contestate.
Mauro Vecchio