L’obiettivo di IBM della simulazione di un cervello umano in un supercomputer non è stato ancora raggiunto, ma il progresso tecnologico permetterà presto di arrivarci. Nel frattempo, Big Blue pensa a ottimizzare la propria piattaforma riducendo il numero di processori necessari a ottenere lo stesso risultato: simulare il funzionamento del cervello di un gatto.
La riproduzione virtuale dell’intelletto felino era già stata raggiunta alcuni anni fa , e ora come allora IBM usa il supercomputer Big Blue. Diversamente da allora, però, Big Blue è stato “snellito” nella dotazione di capacità computazionale riuscendo a ottenere lo stesso risultato.
Il nuovo supercomputer felino di IBM conta 24.576 processori Power(PC), contro una dotazione che nel 2009 contava su 147.456 unità elaborative connesse in parallelo. Nello stesso numero di 147.456 processori, Big Blue è riuscito a immagazzinare la simulazione del 4,5 per cento delle connessioni del cervello umano.
Big Blue è ora in grado di replicare qualcosa come un miliardo di neuroni e 10 milioni di miliardi di sinapsi – i collegamenti neurali che trasmettono gli impulsi e archiviano le informazioni nel cervello umano – e per arrivare a simulare i 20 miliardi di neuroni e i 200 milioni di miliardi di sinapsi del cervello occorreranno circa 880mila processori.
IBM è convinta di poter raggiungere l’ambizioso obbiettivo entro il 2019, periodo temporale entro il quale i memristori dovrebbero favorire la nascita di una vera intelligenza artificiale contenuta all’interno di un supercomputer con caratteristiche di funzionamento più analogiche che digitali.
Alfonso Maruccia