Dopo aver preso d’assalto le cellule tumorali , le nanoparticelle sono ora pronte a ridare speranza per chi cerca una cura contro i cosiddetti “superbatteri” – agenti patogeni resistenti agli antibiotici più forti, che risultano estremamente difficili da trattare una volta annidati nel corpo di un paziente. La tecnologia è targata IBM, che parla di successo nelle prime sperimentazioni animali ed è pronta a passare al test su soggetti umani.
Il gruppo di lavoro di Big Blue che lavora alle nanoparticelle-killer è guidato dal dottor James Hedrick, e il principio di funzionamento del ritrovato prevede che le particelle prendano d’assalto la membrana cellulare del super-batterio da colpire – eliminata la membrana, il resto degli elementi cellulari viene espulso dal corpo in maniera assolutamente naturale.
Le nanoparticelle vengono create a partire da una plastica biodegradabile e sono elettricamente cariche , con segno però contrario alla carica elettrica della parete cellulare del superbatterio. Dopo aver “attaccato” la membrana e provocato la distruzione del microbo, le nanoparticelle biodegradabili vengono eliminate facilmente dal corpo.
L’innovativa nanotecnologia di IBM si è sin qui distinta nei test di laboratorio, riuscendo a distruggere i ceppi bioresistenti del micidiale stafilococco aureo con cui i ricercatori avevano infettato i topi usati per gli esperimenti. Per la prossima, inevitabile fase di sperimentazione umana, Big Blue dice di aver già aperto negoziati con non meglio specificate aziende farmaceutiche interessate.
Alfonso Maruccia