La strada del cloud è lastricata di buone intenzioni, ma avere una buona bussola sarà fondamentale di questi tempi a tutte le aziende che intendono investire in questa direzione. A maggior ragione una buona visione dei giusti orizzonti è fondamentale per le aziende, come IBM, che negli ultimi anni hanno scommesso forte su questo fronte ed al termine di un anno di svolta si trovano a fare il punto della situazione sulla propria offerta.
IBM: il cloud, il 2020 e tutto quel che verrà
Nell’incontrare IBM e nello spiegare quale sia stato il cuore di questo confronto, occorre partire da una premessa solo apparentemente superficiale: il 2020 ha cambiato tutto. La banalità di questa considerazione condivisa nasce dal fatto che si tratti di una evoluzione del tutto ovvia col senno del poi. Appare inoltre ormai chiaro a tutti come la grande accelerazione impressa dalla pandemia alla trasformazione digitale sia stata una svolta per il mondo dell’impresa e, quindi, per chiunque sviluppi soluzioni digitali al servizio del mondo della produzione. Quel che invece non appare ovvio, né banale, è l’intuizione che c’è stata a monte nel mondo IBM.
A parlarne è stato Alessandro La Volpe, Vice Presidente IBM Technology Italia, con il quale è stato possibile fare una retrospettiva sul ruolo e sulle strategie che IBM ha portato avanti nell’ultimo triennio. Di qui l’importanza della premessa di cui sopra: tutto quel che oggi appare come una considerazione superficiale, IBM l’aveva anticipata attraverso una serie di operazioni che avevano completamente spostato il baricentro del gruppo su due cardini rivelatisi antesignani di ciò che sarebbe accaduto: Hybrid Cloud e Intelligenza Artificiale.
Il palesarsi della pandemia e tutte le sue conseguenze non ha fatto altro che concentrare in un biennio una trasformazione che IBM si attendeva entro il decennio successivo, ma di fatto l’azienda era già posizionata esattamente dove voleva essere. Tutto il resto è venuto semplicemente di conseguenza, ivi comprese le acquisizioni concluse nel 2020 per accelerare su questa strada che, tuttavia, appariva già ampiamente tracciata.
I passi di IBM
Le decisioni sono state assunte in IBM ben prima che il mondo iniziasse a fare i conti con la Covid-19. La scommessa era stata chiara: cloud ibrido e IA mentre il settore scommetteva invece forte sul public cloud. Un posizionamento strategico e visionario, che ha portato il gruppo a diventare leader del settore nel giro di breve ed a trovarsi, un triennio più tardi, a chiudere il cerchio con quella che è stata l’operazione Red Hat. Quel momento non ha rappresentato una svolta di per sé, ma è stato il compimento di un’evoluzione che era già iniziata e che aveva bisogno di un ulteriore tassello utile a completare il quadro complessivo: Red Hat OpenShift rappresentava esattamente l’elemento sul quale il gruppo avrebbe potuto costruire il proprio futuro sulla base di quello che era stato il recente passato. Così è stato.
Oggi il percorso di trasformazione ha portato IBM ad una miglior strutturazione che prenderà corpo in uno spin-off (che sarà concretizzato entro l’anno) con il quale si andrà a separare il fronte dell’infrastruttura rispetto ai Global Technology Services. L’obiettivo è chiaro: consentire alle due gambe del gruppo di potersi muovere autonomamente con maggiore agilità, aumentando la velocità complessiva di crescita grazie alla libertà che l’indipendenza reciproca consente.
IBM, oggi e domani
Il gruppo va oggi immaginato su di una struttura a quattro livelli:
Si parte dal fronte dell’infrastruttura, con un ampio ventaglio di ambiti contemplante anche Public Cloud e tutto quanto riassumibile in termini di “Edge” (ove si segnala in crescita l’esposizione di telecomunicazioni e manifatturiero). Lo schema evidenzia tuttavia come la base su cui si reggono sia l’offerta software, sia l’offerta di Hybrid Cloud Services e Business Transformation, sia quella Red Hat Cloud Platform – nata direttamente da Red Hat Open Shift e nel frattempo già arricchita di molti elementi ulteriori che incarnano lo sforzo di accrescimento di IBM.
L’importanza dell’avere un’unica piattaforma ibrida sta nella possibilità di poter offrire software e servizi univoci, a prescindere da quale sarà il contesto applicativo prescelto (IBM Cloud, Public Cloud, IBM Systems, Enterprise Infrastructure, fino all’Edge). Il punto conclusivo è quello “naturale” dell’Intelligenza Artificiale: lo è in termini di esigenze predittive, facendo leva sul cumulo di dati che si hanno a disposizione e sul tipo di gestione possibile per rendere questi dati effettivamente ordinati e fruibili (“senza il cloud ibrido tutto ciò non avrebbe alcun senso“). I dati sono pertanto definiti da La Volpe come “la nuova risorsa da cui ripartire“, ma la grande proliferazione dei dati stessi, provenienti nelle aziende anche da una molteplicità di interazioni esterne, impone di attingere all’IA per capire quali dati siano effettivamente utili e affinati al punto da poter essere trasformati in valore.
Layer fondamentale in questo disegno complessivo è quello della sicurezza: dalle policy di gestione agli strumenti di difesa dell’identità, fino a strumenti che consentano una visione end-to-end, rappresentano un’arma imprescindibile per difendere la piattaforma ed i dati delle aziende. IBM utilizza in tal senso un approccio “zero trust”, partendo quindi dall’assunto per cui ogni singolo elemento possa essere vulnerabile e tutto vada quindi inteso in un’ottica di “confidential computing” per garantire la cyber security a livello strutturale.
Caratteristica fondante della Red Hat Hybrid Cloud Platform sta nel fatto che sia una piattaforma aperta. Secondo La Volpe questo è in assoluto l’elemento centrale dell’intera strategia:
Tutto quello che stiamo facendo è basato sul concetto per cui, per vincere un posizionamento come business di piattaforma, bisogna essere aperti e bisogna attirare ecosistemi.
“Open” significa velocità, incarna la leva di accelerazione nel medio/lungo periodo. Ciò consente alle aziende partner di poter lavorare sui propri business in modo libero, senza forzature, alimentandone le dinamiche e creando elementi virtuosi che vanno a consolidare la piattaforma in sé. Questa è l’ennesimo assunto utile a confermare la chiarezza della visione di IBM nell’acquisizione di Red Hat e nell’apertura di un grande cantiere sulle basi di Red Hat Open Shift: è lo snodo dell’intera strategia, la chiave di lettura in grado di spiegare quel che è accaduto prima del 2020 e quel che accadrà in questo lungo “poi”.