Le sperimentazioni di IBM Corporation sui nanotubi di carbonio continuano a cercare il Santo Graal della tecnologia applicata al computing, vale a dire l’uso potenziale dei nanotubi come sostituti del silicio per la realizzazione di transistor (e quindi microchip, CPU e via dicendo) “infinitamente” piccoli. Risultati importanti sono stati raggiunti, comunica IBM , anche se il lavoro da fare prima della fatidica commercializzazione è ancora parecchio.
Il nuovo avanzamento tecnologico di Big Blue riguarda uno dei principali problemi connessi all’uso dei nanotubi, vale a dire l’incremento della resistenza al passaggio della corrente elettrica in proporzione alla riduzione delle dimensioni di transistor con il passaggio ai nodi produttivi di nuova generazione.
IBM dice di aver trovato il modo di debellare l’incremento della resistenza, e di poter quindi produrre transistor con i nanotubi di carbonio super-performanti fino al nodo degli 1,8 nanometri: è un balzo evolutivo in anticipo su quattro generazioni, sostiene la corporation americana.
Il nuovo lavoro di IBM spiega il modo in cui i ricercatori hanno cambiato approccio per l’interfaccia tra un nanotubo e i contatti elettrici di metallo necessari al passaggio della corrente, lasciando che il nanotubo e i contatti si connettessero da soli (tramite la formazione di nuovi composti chimici) piuttosto posizionando con precisione i contatti sopra il nanotubo.
In tal modo, spiegano da Big Blue, la realizzazione di contatti di dimensioni inferiori ai 10 nanometri non influenza negativamente la performance elettriche. Prima di poter passare alla catena di montaggio, avverte IBM, è però ancora necessario separare in maniera efficiente i nanotubi semiconduttori da quelli metallici e sviluppare una tecnica di “incisione” dei transistor ai nanotubi non basata sulla litografia.
Alfonso Maruccia