San Jose (USA) ? IBM ha annunciato di essere riuscita a rallentare la velocità della luce quanto basta per poter essere utilizzata nei chip. L’impresa, fino ad ora riuscita solamente in laboratori di ricerca, riecheggia anche grazie alle possibilità di sviluppo di questa scoperta nell’ambito informatico.
Il chip che rende possibile tutto ciò è il “photonic silicon waveguide”, un pezzo di silicio perforato che, incanalando la luce nei fori, ne diminuisce progressivamente la velocità fino ad una frazione, pari ad 1/300 della sua velocità ordinaria (che, notoriamente, è di quasi 300.000 Km/s).
Il chip in questione apre la strada ad un sogno che da tanto tempo pervade il mondo dell’informatica, ovvero l’aumento esponenziale delle prestazioni. L’utilizzo dei fotoni al posto degli elettroni in un computer porterebbe ad una maggiore velocità nello scambio delle informazioni e ad un aumento di prestazioni dell’intero sistema. Inoltre, l’ausilio di dispositivi ottici sarebbe in grado di generare meno calore e di avere un minor consumo energetico.
Come già accennato precedentemente, IBM non è stata la prima ad essere riuscita in questo esperimento. Già i ricercatori delle università di Harvard e Berkeley erano riusciti in questo intento. IBM è stata in grado però di provvedere per prima ad una diminuzione della velocità della luce tramite l’utilizzo di materiali standard, come per esempio il silicio.
“Questo risultato è merito della nostra continua ricerca. Costantemente esploriamo il campo delle nuove tecnologie con l’intento di migliorare i nostri sistemi” ha affermato Tze-Chiang Chen, vice presidente science and technology IBM research.
L’entusiasmo iniziale non deve però far dimenticare i problemi e gli ostacoli che questa tecnologia si porterebbe dietro. I costi di sviluppo e di adozione di questa tecnica sarebbero sicuramente molto alti. Inoltre, il passaggio ad un sistema basato sui fotoni, e non più sulla trasmissione elettrica, comporterebbe un cambiamento totale di architettura. Infine, sono ancora da valutare i dati riguardanti l’entità di una possibile richiesta di questa nuova tecnologia che, in caso si mostrasse troppo costosa, rischierebbe di non decollare.
Dario Panzeri