Roma – IBM ha deciso di “aprire” circa 45 mila brevetti per favorire lo sviluppo tecnologico nei settori dove sono presenti standard di riferimento, come il comparto sanitario e quello educativo. L’iniziativa di Big Blue coinvolgerà non solo software application ma anche processi di sviluppo. Nelle dichiarazioni ufficiali, inoltre, è specificato che questa “apertura” non coinvolgerà prodotti finiti, come i software di system management o l’hardware. Si tratta, in effetti, della concessione ad uso libero di brevetti su tecnologie perlopiù già ampiamente sfruttate dall’azienda.
“IBM sta scommettendo sul settore open, per rilanciarsi dove sono presenti standard precisi”, ha dichiarato Steve Graham, analista software presso IDC . L’obiettivo, secondo molto operatori, è quello di stimolare lo sviluppo in una direzione che in qualche modo possa favorire anche gli interessi di IBM. Le aree di interesse, infatti, riguarderanno per lo più i servizi Web, i documenti elettronici e i formati Open Document .
“Questi sono gli strumenti grezzi, realizzate qualcosa di interessante. Si tratta della nostra nuova filosofia”, ha dichiarato Bob Sutor, vicepresidente del settore “standard e open source” di IBM. “Se adesso qualcuno dovesse sviluppare nuovi standard con i nostri strumenti, e normalizzare alcuni processi, non dovrebbe preoccuparsi più dei brevetti IBM. Non bloccheremo queste iniziative. Speriamo infatti di stimolare le implementazioni nei settori sanitari ed educativi”.
La strategia IBM è in linea con altre iniziative che stanno stravolgendo la policy del settore industriale IT. Microsoft , ad esempio, la settimana scorsa ha annunciato una revisione profonda di alcune sue licenze in una direzione simile, almeno sotto il punto di vista degli obiettivi. Non è peraltro la prima volta che IBM apre i propri brevetti al libero utilizzo .
Riscontrato lo scontento delle grandi aziende per i costi e la complessità di istallazione dei nuovi sistemi, l’esigenza primaria sembra essere diventata quella di agevolare la realizzazione di prodotti open che però sottendano agli “standard” decisi dai più importanti produttori come IBM, Microsoft, Oracle e SAP.
Inoltre, è diventata fondamentale l’interoperabilità fra sistemi diversi. “Le aziende investono delle piccole fortune per far lavorare insieme prodotti diversi; alcuni problemi di compatibilità sono difficili da risolvere”, ha dichiarato Dwight Davis, analista presso Summit Strategies . “Il Santo Graal è ottenere un mercato senza frizioni dove i dati possano fluire liberamente fra differenti sistemi e attraverso catene di distribuzione con clienti diversi. Ci vorranno comunque degli anni”. “La promozione degli standard condivisi comunque renderà il mercato decisamente più fertile per IBM”, ha concluso Davis.
Dario d’Elia