Armonk – IBM ha “ammesso pubblicamente” che i chip RFID non sono sicuri o che, comunque, possono trasformarsi in un potenziale rischio per la privacy. Non vi è stato un comunicato stampa o una dichiarazione ai media. Si è invece annunciata la prossima commercializzazione di tag a radio-frequenza con raggio di copertura personalizzabile.
Ora, se non esistesse alcun pericolo di sorta – come sostengono molti produttori e alcuni Governi – non vi sarebbe bisogno di un prodotto “privacy-friendly”. Invece, in questo caso IBM si è vantata di aver licenziato alla Marnlen RFID la prima soluzione a radio-frequenza capace di rispondere adeguatamente almeno ad una parte delle preoccupazioni espresse da esperti di sicurezza e associazioni di consumatori.
RFID Clipped Tag permette, infatti, di diminuire drasticamente il raggio di trasmissione dati delle etichette. In pratica, rimangono invariate le peculiarità di gestione logistica ma viene data la possibilità ai consumatori di proteggersi da eventuali azioni di sniffing post-acquisto.
“È come aprire una busta di patatine o una confezione di ketchup”, ha dichiarato Paul Moskowitz, uno dei ricercatori IBM che ha curato il progetto, facendo riferimento alla facilità di intervento. Il prototipo per l’abbigliamento, infatti, non supera i 10 x 5 centimetri. Vicino ai bordi mostra delle zone pre-forate che dovrebbero agevolare lo strappo di una porzione di antenna. In questo modo, quindi, la portata del segnale dai consueti 10 metri passa a circa 2 centimetri. Un raggio che obbliga ad una lettura di prossimità e che dovrebbe ridurre di fatto l’operatività dei truffatori. Su YouTube è già disponibile un primo video esplicativo.
Secondo IBM, al momento, si tratta della soluzione più sicura e comoda. I ” Blocker Tags ” proposti da RSA Laboratories , infatti, sembrano interferire nelle trasmissioni degli altri tag. L’ EPCglobal Gen2 , invece, permette la disattivazione dei tag ma solo in maniera definitiva. La grande distribuzione, invece, ha bisogno di una tecnologia che agevoli anche le fasi di restituzione o sostituzione della merce.
BigBlue, in un certo senso, sembra voler affrontare seriamente il problema dello sniffing, ma non quello della privacy del consumatore in relazione alla grande distribuzione. Il Dipartimento di Informatica dell’Università del Massachusetts, recentemente, ha infatti confermato che con circa 150 dollari di investimento è possibile creare un sistema di sniffing efficiente. Le questioni di diritto, invece, sono state [sollevate[/?s=card+RFID&o=0&t=4] più volte da numerose associazioni dei consumatori.
Al momento non vi sono ancora state commesse, ma Marnlen RFID è in trattativa con grandi retailer statunitensi, canadesi ed europei per avviare i primi progetti pilota. “Stiamo pensando soprattutto alla logistica farmaceutica e a quella di consumo”, ha aggiunto Moskowitz. “Non dobbiamo dimenticare infatti che un reader RFID è capace di effettuare contemporaneamente lo scanning di 1000 tag, riducendo notevolmente i tempi operativi per la gestione magazzino. Senza contare ovviamente quelli alla cassa”.
Dario d’Elia