Computer e dispositivi molecolari, capaci di utilizzare le singole molecole per memorizzare dati o implementare elementi logici, non possono ancora dirsi dietro l’angolo, ma IBM afferma di aver appena raggiunto due traguardi che aprono un grande spiraglio sul futuro.
Il primo lo hanno annunciato due scienziati del centro di ricerca IBM di San Jose, in California, che affermano di essere riusciti a misurare l’orientamento e la forza dell’anisotropia magnetica di singoli atomi di ferro disposti su una superficie in rame. L’anisotropia magnetica, hanno spiegato i ricercatori, è una proprietà importante per determinare la capacità di un atomo di memorizzare in modo stabile un bit di informazione.
“Oggi una delle principali sfide per l’industria IT è ridurre quanto più possibile la dimensione dei bit usati per la memorizzazione dei dati, aumentando di conseguenza la capacità dei supporti di archiviazione”, ha detto Gian Luca Bona, manager Science and Technology presso l’IBM Almaden Research Center di San Jose, in California. “Stiamo lavorando a limiti estremi, e adesso siamo un passo più vicini a immaginare come memorizzare dati a livello atomico. Comprendere le proprietà specifiche magnetiche degli atomi è il primo passo per proseguire verso metodi nuovi e più efficaci di memorizzazione dati”.
Il secondo risultato scientifico annunciato da IBM giunge da Zurigo, dove alcuni ricercatori hanno messo a punto un metodo per utilizzare una molecola come una sorta di interruttore capace di funzionare senza disgregare la struttura esterna della molecola stessa (vedi immagine). Si tratta, secondo Big Blue, di “un significativo passo in avanti verso elementi computazionali di base su scala molecolare che sono notevolmente più piccoli, più veloci e hanno un minore consumo energetico rispetto agli attuali chip dei computer e unità di memoria”.
I ricercatori hanno inoltre dimostrato che gli atomi all’interno di una molecola possono essere impiegati per commutare gli atomi in una molecola adiacente, con la possibilità, pertanto, di implementare elementi logici rudimentali. In precedenza i ricercatori di IBM e di altre aziende avevano dimostrato la possibilità di commutazione all’interno di singole molecole, ma le molecole cambiavano forma durante la commutazione, rendendole inadatte per costruire circuiti logici per chip dei computer o elementi di memoria.
“Questi interruttori molecolari potrebbero un giorno portare a chip dei computer con velocità pari a quelle degli attuali supercomputer più veloci, ma molto più piccoli nelle dimensioni, e qualcuno ipotizza addirittura chip per computer così piccoli da poter essere paragonati a granelli di polvere o tali da poter stare nella punta di un ago”, afferma IBM.