Non che le cose non siano mai andate meglio, ma ad Armonk non si possono esattamente lamentare. Nell’ultimo trimestre dell’anno solare, il primo dell’anno fiscale, IBM ha fatto registrare un buon +12 per cento nei profitti, con una doppia cifra che fa invidia a tanti altri marchi del panorama ICT. E come se ciò non bastasse, dai vertici di Big Blue fanno sapere che le loro stime per il 2009 sono anche migliori di quelle più ottimiste formulate dagli analisti.
Tutto merito, dicono , dei software e dei servizi ad alto tasso di profitto messi in campo negli scorsi mesi e negli scorsi anni. Nonostante il rallentamento dell’economia, o forse proprio grazie ad esso, sono state sempre di più le aziende che si sono rivolte a IBM per acquistare costosi mainframe in luogo dei meno lucrosi server: senza contare il gran numero di imprese che ha scelto Big Blue come partner tecnologico per portare avanti l’esternalizzazione della propria infrastruttura informatica, il 20 per cento in più rispetto al trimestre precedente.
C’è n’è abbastanza per concedere agli azionisti dividendi superiori alle aspettative , e anzi per rilanciare le previsioni per il 2009: IBM conta di pagare 9,2 dollari ad azione, contro gli 8,75 dollari annunciati dagli analisti. Una circostanza che farebbe quasi gridare al miracolo, visto che un altro peso massimo del settore come Intel ammette (ufficiosamente) che la situazione del mercato è “incerta”: oggi più che mai.
Paul Otellini , CEO dell’azienda di Santa Clara, in un webcast che sarebbe dovuto restare riservato ai suoi dipendenti, ha infatti spiegato che – come non succedeva dal 1986 – Intel potrebbe anche dover dichiarare qualche perdita nel Q1. Non si parla di cifre sconvolgenti, e il tutto verrà probabilmente deciso al fotofinish: ma ce n’è abbastanza da spingerlo a informarne il personale per, come suggerisce il Wall Street Journal , prepararli ad un taglio drastico dei bonus di fine anno.
D’altra parte, se Google già in tempi non sospetti tagliava sulla mensa aziendale, forse almeno ora è il caso di cominciare a riflettere sulla situazione del mercato. E magari anche sull’ attendibilità che hanno le scelte di BigG e i suoi risultati nel consentire di trarre valutazioni sullo stato di salute dell’ICT : guardando ai numeri previsti dagli analisti non dovrebbe essere andata troppo male, anche se a Mountain View non si sono fatti pregare e hanno iniziato da subito a tagliare i rami secchi.
La situazione, nel frattempo, resta sospesa in casa Microsoft : a Redmond non hanno ancora deciso quali saranno le iniziative da intraprendere per fronteggiare l’anno fiscale in corso, anche se si fa strada l’ipotesi di procedere a tagliare prima le spese legate agli immobili e solo in seguito procedere ai tagli del personale. Una strategia che invierebbe senz’altro un segnale ai concorrenti e al mercato, ma che è resa praticabile dalla buona riserva di denaro liquido accumulata in questi anni che offre a BigM un buon paracadute in questo frangente.
Chi invece non pare avere altra scelta è un colosso del settore della telefonia come Ericsson (da non confondere con la joint-venture Sony-Ericsson di cui Punto Informatico ha già dato conto ), che per tentare di mantenere la sua condizione di leader di mercato si vede costretto a mandare a casa 5mila persone (mille solo dalla sede centrale di Stoccolma) e a dare un taglio netto a tutte le consulenze al momento attivate per i diversi progetti in corso in tutto il mondo. Le vendite sono in crescita, ma i profitti sono in calo: è stato lo stesso CEO, Carl-Henric Svanberg, a spiegare i motivi di questa decisione.
Altra azienda che ha già annunciato da oltre un mese tagli sostanziosi al personale è Electronic Arts : dalle iniziali poche decine di dipendenti si è passati a circa un migliaio, e in queste ore si succedono incessanti le indiscrezioni per capire esattamente cosa verrà potato. In alcuni casi, come in quello di Pandemic Studios , potrebbe trattarsi di meno traumatici scorpori, ma si tratta comunque di azioni inevitabili visto il rallentamento complessivo del mercato dei videogame.
In netta controtendenza c’è invece la ex-costola di Barnes&Noble, GameStop , che ha comunicato da poche ore i risultati del suo periodo natalizio: risultati buoni, anche grazie (ma anche questo è un segnale) al settore dell’ usato , che è cresciuto fino a diventare il 42 per cento degli introiti del marchio. Non è andata altrettanto bene ad altri brand importanti come Logitech, Plantronics e O Reilly : se quest’ultimo ha potuto contenere i licenziamenti anche in virtù del ridotto numero di impiegati, per Logitech si prospettano invece tagli nell’ordine delle 600 unità , cifra che sale a 900 unità per Plantronics.
Luca Annunziata