IBM vuole ancora far pagare i brevetti di Prodigy

IBM vuole ancora far pagare i brevetti di Prodigy

Big Blue chiama in causa Groupon per lo sfruttamento dei brevetti di Prodigy, un servizio ante-Web che continua a vivere nelle proprietà intellettuali di IBM
Big Blue chiama in causa Groupon per lo sfruttamento dei brevetti di Prodigy, un servizio ante-Web che continua a vivere nelle proprietà intellettuali di IBM

IBM ha avviato una nuova causa legale concernente una serie di vecchi brevetti degli anni ’90, proprietà intellettuali utilizzate dallo storico servizio Prodigy e oggi violate, a dire di Big Blue, da aziende grandi e piccole che operano in Rete. Molti si sono accordati per evitare guai, sostiene la corporation, ma Groupon non ne ha voluto sapere di pagare il (presunto) dovuto.

Prodigy era pensato per offrire un’esperienza online interattiva prima ancora che Internet e il concetto di browser Web divenissero di pubblico dominio, e a quanto riferisce IBM – che Prodigy lo ha creato e gestito fino al 1999 in associazione con altri – il sito di e-commerce e offerte telematiche deve pagare i danni per sfruttamento illegittimo delle sue proprietà intellettuali.

I brevetti in questione descrivono metodi per presentare applicazioni e advertising sfruttando i computer locali piuttosto che fare affidamento sui calcoli lato server (5,796,967 e 7,072,849), per la preservazione delle informazioni sulle comunicazioni online (5,961,601) e per una singola autenticazione su servizi telematici che lavorano di concerto (7,631,346).

Non è la prima volta che IBM pretende il versamento di royalty non previste in relazione alle IP risalenti alla lontana epoca di Prodigy, e nell’ultimo caso Twitter ha prima tentato la strada dei tribunali ed è poi stata costretta ad accordarsi con Big Blue . I precedenti non promettono nulla di buono per Groupon.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
7 mar 2016
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