Nel giudizio sommario emesso dal giudice newyorchese Denise Cote, l’editore di fantascienza Black Tower Press non è riuscito a dimostrare l’effettivo grado di confusione generato tra i consumatori di libri dal marchio iBook, ampiamente utilizzato dal colosso Apple tra il 1999 e il 2006.
Nel testo della denuncia presentata al giudice dai legali di Black Tower Press , l’utilizzo del termine iBook per la piattaforma iOS avrebbe violato i diritti di proprietà intellettuale acquisiti dallo stesso publisher di New York dagli asset editoriali di Byron Preiss tra il 2006 e il 2007. Per connotare la libreria digitale su iPad e iPhone, Apple avrebbe di fatto compromesso in maniera irrimediabile i marchi “ibook” e “ipicturebook”, rendendoli “virtualmente senza valore”.
Il giudice Cote ha però evidenziato una profonda differenza tra i due marchi in questione, da una parte il libro aperto di Apple con la “b” maiuscola, dall’altra la lampadina con la “b” minuscola del trademark di Black Tower Press . Per questo motivo, gli utenti legati al mercato dei libri elettronici non potrebbero restare confusi da due marchi relativi a settori diversi .
Le accuse del publisher statunitense sono state dunque fatte cadere nel vuoto giurisprudenziale. ( M.V. )