iBox e il contratto di servizio

iBox e il contratto di servizio

Ne parla un lettore, convinto che quanto riportato dal contratto sia in qualche modo lesivo di un uso libero del servizio TIM. Ma è un modello standard
Ne parla un lettore, convinto che quanto riportato dal contratto sia in qualche modo lesivo di un uso libero del servizio TIM. Ma è un modello standard

Scrive Federico N.: “Gentile PI, vorrei portare all’attenzione degli altri lettori quello che mi è capitato di leggere: recentemente è stato variato il contratto (visto in pdf, protetto, non è possibile fare copia-incolla salvo smanettamenti, immagino, ma posso inviare il documento!) per il servizio iBox che regola il rapporto tra TIM e il cliente. Io i contratti li leggo. E magari sarò pedante o troppo pignolo… ma se le parole non hanno peso, tanto vale cambiarle, non scriverle. Oppure significa che il peso ce l’hanno.
Leggiamole con attenzione dunque.

Ad uno dei punti leggo che “(…) l’utente si impegna a non utilizzare il Servizio per la pubblicazione, trasmissione, scambio di materiale illecito, volgare, osceno, calunnioso, diffamatorio, offensivo della morale corrente o, comunque, lesivo dei diritti altrui e della privacy di terzi (…)”.

Mi chiedevo se un gestore di telefonia cellulare davvero ha il potere anche solo di osare di pensare vagamente di potermi indicare come parlare, scrivere sms od e-mail… volgare, osceno o offensivo della morale corrente io devo poterlo essere… perché mi posso esprimere su qualsiasi argomento, compresa l’oscenità o la morale. E… volgare? Davvero ritengono di poter mettere bocca sullo stile della comunicazione dei propri utenti? E perché non sgrammaticato, allora? “Vietato sbagliare a con l’acca”

Non mi soffermerò sui soliti assurdi diritti che invece loro si riservano di cambiare tutto, di non dover spiegazioni e preavvisi a nessuno, di sbagliare, di non fare, di filtrare, di non essere responsabili di nulla… ma osare di allargarsi così tanto verso il cliente… mi pare eccessivo.
Ignorare non può davvero essere diventata la nuova prassi dei cittadini.

Inoltre, che cosa significa che “l’utente si impegna a non utilizzare il servizio per scopi esclusivamente personali e (omissis)” ? E come diavolo dovrei usarlo? Certo che sono personali! È forse una maniera per farmi confermare in modo fumoso che le mie conversazioni sono pubbliche? Se fosse così: no, non lo confermo! Ma sicuramente non è possibile: mi sbaglio di certo. Eppure mi chiedo cosa accidenti voglia dire.

I miei contenuti non possono essere nemmeno “classisti o comunque reprensibili”, mi dicono. Ma è un gestore di telefonia cellulare o la quarta legge della robotica da impiantare nel mio cervello? Mi stanno dicendo come devo parlare, cosa posso dire! Come osano? Io posso essere reprensibile e a loro non deve interessare. Se sono interessati significa che mi ascoltano o leggono le mie conversazioni con altri.
Chiedere di affermare che il gestore non è responsabile per ciò che io dico è giusto, ma non chiedermi di non dirlo…”

Ciao Federico
il contratto a cui fa riferimento è uno standard. Con poche varianti viene utilizzato dalla stragrande maggioranza dei fornitori di servizi telematici. Questo però non si deve ad un recondito e controproducente desiderio del carrier di interferire nell’uso del servizio da parte dei propri clienti quanto alla lacunosa normativa italiana che, a fronte di illegalità commesse dagli utenti, non dispone con sufficiente chiarezza l’assenza di responsabilità per gli operatori stessi. Con quel genere di contratto questi mettono le mani avanti.
Qualora la normativa assumesse finalmente una maggiore chiarezza non v’è dubbio che anche i contratti cambierebbero.
A presto,
Adele Chiodi

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Pubblicato il
6 set 2006
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