La sclerosi laterale amiotrofica avanza, Stephen Hawking deve faticare sempre di più per interagire con il mondo e i ricercatori provano a ideare nuovi strumenti capaci di facilitare il compito al grande scienziato britannico. L’ultimo esempio in tal senso è iBrain, un caschetto che potrebbe permettere ad Hawking di comunicare direttamente con il pensiero .
Sviluppato dai ricercatori della società di San Diego NeuroVigil , iBrain è pensato per “leggere” pattern cerebrali specifici generati da pensieri altrettanto specifici, interpretarli e tradurli in comandi da inviare a un computer. Oltre alle esigenze peculiari di Hawking, iBrain potrebbe servire a monitorare e diagnosticare condizioni patologiche come depressione e autismo.
Al momento lo scienziato che studia i buchi neri riesce a comunicare attraverso il riconoscimento ottico di leggeri movimenti nelle guance, ma con il progredire della malattia è necessario pensare a strumenti ancora più avanzati del sistema computerizzato usato oggi da Hawking.
iBrain è ancora nella fase prototipale: i suoi creatori si sono fatti un viaggio a Cambridge per chiedere allo scienziato inglese di “immaginare di chiudere la sua mano a formare una palla”: il caschetto ha riconosciuto i pattern cerebrali corrispondenti a questo pensiero specifico, interpretandoli come “segnali” rappresentati da una serie di picchi su una griglia.
Alfonso Maruccia