Nella strada in salita verso la mega-riforma dell’assegnazione e la creazione dei domini di primo livello generici (gTLD) di nuova generazione, ICANN si trova costretta ad affrontare critiche provenienti da ogni dove, persino dal governo statunitense che ha squalificato il suo agire come “insufficiente” e neanche lontanamente vicino ai doveri di un organismo di controllo di tale rilevanza. L’organizzazione ora risponde a quelle critiche, o per meglio dire ne prende atto rimandando una risposta concreta a quando avrà qualche numero in più dalla sua .
La seconda bozza rilasciata da ICANN dovrebbe servire a finalizzare le modalità di allargamento dell’universo dei gTLD, e oltre a rispondere alla cascata di commenti ricevuti dopo la pubblicazione della prima, si incarica di rimandare alla fine dell’anno l’implementazione definitiva del nuovo piano.
Per quanto riguarda le polemiche e le problematiche sin qui emerse sui rischi di “dominio selvaggio”, a ogni modo, ICANN offre soluzioni che a molti continuano a sembrare insufficienti. La proliferazione dei gTLD diversi dai 21 suffissi classici ( .com , .org eccetera), che nei piani dovrebbe permettere la registrazione di ogni genere di variante posto che si paghi centinaia di migliaia di dollari all’anno, potrebbe ad esempio essere tenuta a freno oltre che dal costo non certo alla portata di tutti (75mila dollari solo per le spese di mantenimento annuali) da una lista contenente i termini da proteggere come marchi registrati .
In questo caso il problema però rimane l’abuso della stessa disciplina legale dei marchi, come nel caso di quelli che richiamano parole di uso comune come “Dell” e “Apple”. Secondo Michael Palage di Progress and Freedom Foundation , ICANN si è limitata a “tirarla per le lunghe” senza offrire (ancora) nessuna soluzione reale al problema.
Senza risposta rimangono poi le questioni connesse all’ introduzione di un numero così esteso di “rivoluzioni” tecnologiche della infrastruttura di Internet nello stesso arco temporale : assieme ai nuovi TLD compariranno nei prossimi mesi i registri IPv6, l’upgrade dei domini internazionalizzati IDN , l’implementazione delle “estensioni di sicurezza” del sistema dei DNS DNSSEC . Non esistono, a oggi, analisi serie sull’impatto che tutto ciò avrà sulla funzionalità della zona “root” della rete delle reti, e anche qui ICANN fa melina rimandando a uno studio da condurre assieme al Root Server System Advisory Committee .
Nella la bozza di ICANN si prevede poi un rilassamento delle restrizioni pensate per separare le funzioni dei “registry” (gli indici dei domini all’interno dei vari TLD) e dei registrar che i domini li mettono in commercio per l’utente finale; si riduce inoltre la somma di registrazione annuale a 25mila dollari ma si lascia intatta quella per la creazione del TLD vero e proprio, che rimane di 180mila dollari sonanti per far si che il sistema “sia in grado di autoalimentarsi”.
Rilasciata la seconda bozza del nuovo mondo dei domini di primo livello prossimo venturo, per ICANN è venuto il tempo di attendere le reazioni di specialisti e organizzazioni. Eventuali commenti verranno presi in considerazione sino al 13 aprile di quest’anno, dopodiché si dovrebbe passare alla fase di stesura del piano finale da applicare entro dicembre.
Alfonso Maruccia