L’allarme lo diffonde la celebre organizzazione IP Justice ed in effetti inquieta molti quello che sta accadendo in ICANN : l’ente che sovraintende al sistema dei domini sembra puntare a divenire censore della pubblica moralità in un ambiente, quello dei domini appunto, che è globale .
In sostanza la Generic Names Supporting Organization (GNSO) in seno ad ICANN sta lavorando su una bozza che definirà le nuove regole di registrazione dei domini Internet , regole che saranno adottate per tutte le nuove estensioni di dominio via via approvate dallo stesso ICANN.
In quella proposta si prevede la possibilità di impedire la creazione di certi nomi a dominio , quelli destinati a fare a pugni con la “public policy”, una definizione vaga ma “codificata” in seno all’ICANN.
Lo spiega Ars Technica che racconta come quella definizione sia illustrata da un altro comitato di ICANN al quale partecipano delegati dei governi, il Governmental Advisory Committee (GAC) che in un proprio documento (disponibile qui in formato MS Word) si riferisce alla public policy come a qualcosa che renda “fuorilegge” tutto ciò che comprende: “odio, razzismo, discriminazione di qualsiasi genere, attività criminali o qualsiasi abuso di una religione o di una cultura specifiche”.
Come sottolinea IP Justice , il GAC prevede che “se il GAC o singoli membri esprimono preoccupazioni formali su nuove richieste di registrazione specifiche, ICANN dovrà bloccare il processo di registrazione fino a quando le preoccupazioni del GAC non siano state risolte in modo soddisfacente per il GAC stesso o per il governo relativo (quello che ha espresso preoccupazioni, ndr.)”.
Tutto questo si traduce nella possibilità per un qualsiasi paese aderente di impedire la registrazione di specifici domini a propria discrezione, una eventualità che IP Justice non può che considerare una forma gravissima di censura. A detta della celebre organizzazione guidata da Robin Gross, già nota ai lettori di Punto Informatico , questa impostazione potrà consentire a qualunque delegato di impedire la registrazione di un dominio che contenga “termini controversi” ma diffusissimi come “gay” o “aborto” in qualsiasi altro paese. Ciò significa, nei fatti, consentire alla somma delle diverse sensibilità dei diversi paesi di impedire la registrazione di questo o quel dominio in qualsiasi paese.
Di fatto, se verrà implementata in modo definitivo da ICANN, cosa probabile in assenza di una mobilitazione internazionale , la nuova policy di fatto impedirà la creazione di qualsiasi dominio “controverso”, con effetti a cascata sulla libera espressione.
Ad aggravare ulteriormente la questione, il fatto che la proposta pone ICANN al ruolo di giudice arbitro assoluto : nella nuova impostazione sarà dunque proprio l’organizzazione dei domini, nata allo scopo di gestire lo “spazio” dei domini, ad essere investita di un ruolo del tutto nuovo con un rilievo globale. Una situazione che ha allarmato anche l’ Internet Governance Project , che chiede agli utenti di stare con gli occhi aperti e di farsi sentire in ICANN.
“Si tratta – spiega Gross (nella foto) – di una prospettiva spaventosa per chiunque sostenga la democrazia e la libertà di espressione. La proposta darebbe ad ICANN l’enorme potere di regolamentare l’uso delle parole su Internet e porterebbe ad una censura di massa delle idee controverse”.
Per tentare di impedire tutto questo, l’organismo ICANN in cui si raccolgono gli utenti senza interessi commerciali, il Non-Commercial Users Constituency (NCUC) , ha presentato una proposta emendativa per la quale eventuali restrizioni saranno legate esclusivamente alle leggi in vigore nel paese nel quale viene presentata la richiesta di registrazione. In questo modo si ritiene che saranno le rispettive leggi nazionali e non l’ICANN a determinare i termini “registrabili”.
IP Justice riporta anche una dichiarazione del professor Milton Mueller della Syracuse University School of Information Studies, secondo cui “c’è sempre stato il pericolo che il controllo esclusivo di ICANN sui nomi identificativi in Internet potesse essere utilizzato per applicare policy estranee (al mandato ICANN, ndr.). ICANN deve attenersi al proprio ristretto ruolo di coordinamento tecnico, e noi dobbiamo proteggere Internet da una regolamentazione globale e centralizzata”.