Sono i dati di una rilevazione online di LineaEDP a tracciare un quadro parziale delle retribuzioni nell’ICT italiano, retribuzioni che in modo diseguale nelle diverse fasce sembrano comunque tendere alla crescita.
L’indagine è basata sulle risposte ad un questionario online fornite da 986 lavoratori , non un campione statistico, rileva che nella fascia di età tra i 31 e i 50 anni la maggiorparte degli occupati fruisce di contratti a tempo indeterminato. A testimoniare l’impegno nel tempo anche il fatto che la maggioranza delle persone rimane per molti anni nella medesima azienda, dove chi ha risposto al questionario ha dichiarato di trovarsi mediamente da sei anni e il 55 per cento ha dichiarato di non aver cambiato posto di lavoro negli ultimi cinque anni. Al di sotto dei 45 anni, il grosso degli addetti lavora in società ICT medie e grandi.
Per quanto riguarda i titoli di studio, la laurea è diffusa solo nei livelli più alti, nel management delle aziende, dove peraltro si riscontrano le crescite più significative nei salari.
“Il livello di soddisfazione – scrive LineaEDP – è mediamente buono, soprattutto per le risorse più giovani. Al contrario, oltre i 55 anni sale la quota di giudizi negativi. Anche l’appartenenza al genere femminile è considerata uno svantaggio. I principali motivi di malumore sono rappresentati dalle scarse opportunità di crescita e dal livello di retribuzione (circa 1/3 dei partecipanti prende tra i 35 e i 60.000 euro all’anno, mentre solo il 19% dichiara un reddito da lavoro superiore)”.
Di interesse, infine, che solo il 24 per cento di coloro che hanno risposto hanno dichiarato di vedersi riconosciuto il lavoro straordinario , da sempre misconosciuto in numerosi settori dell’informatica e delle telecomunicazioni.