La guerra in Ucraina ha costretto molti Paesi, Italia in primis, a guardarsi allo specchio per capire quali errori siano stati fatti nelle politiche energetiche antecedenti e cosa si possa fare ora sia per risolvere i problemi più urgenti, sia per disegnare un equilibrio da perseguire in futuro. L’energia idroelettrica è una delle principali risorse del nostro Paese, ma paga il peso degli anni, di concessioni in scadenza (il70% degli impianti ha più di 40 anni) e della mancanza di certezze che possano drenare nuovi investimenti.
Paradossalmente è il momento giusto per mettere sul piatto tutti questi problemi e discuterne, così da poter trovare tra le maglie della politica energetica quei fondi che possano rilanciare una delle fonti più utili per affrancare l’Italia dal gas di importazione. L’idroelettrico, infatti, è energia pulita e costante, che non paga l’alternarsi del giorno e della notte ed il cui pericolo principale è semmai costituito dai periodi di secca che con maggior frequenza si affacciano su un clima in surriscaldamento.
Idroelettrico, investimenti e concessioni
ENEL, A2A e Edison, tra i principali gruppi italiani attivi nell’idroelettrico, chiedono nella fattispecie che si apra quanto prima una discussione seria sul tema, poiché in ballo v’è una fonte che rappresenta oggi oltre il 40% della generazione elettrica italiana:
Per valorizzare il ruolo strategico dell’idroelettrico in Italia è necessario, a livello europeo, garantire un’equità di trattamento tra gli operatori degli Stati membri e una maggiore omogeneità della normativa, mentre a livello nazionale è prioritario creare le condizioni per una maggiore certezza per gli operatori sul ritorno dell’investimento. Serve una strategia che assicuri una rideterminazione della durata della concessione a fronte di investimenti per rafforzare ulteriormente il ruolo dell’idroelettrico.
Nicola Lanzetta, Direttore Italia di Enel
Uno studio firmato da The European House – Ambrosetti mette in evidenza come una corretta gestione delle concessioni potrebbe sbloccare importanti capitali, fondamentali per la revisione dell’attuale bilancio energetico del Paese:
L’attuale crisi energetica ci pone di fronte a un bivio: iniziare a investire nelle risorse strategiche presenti sul nostro territorio o continuare a essere pericolosamente esposti agli shock esogeni che impattano sul mercato dell’energia. Ripensare il quadro normativo italiano relativo alle concessioni idroelettriche rappresenterebbe un primo (ma fondamentale) passo verso una maggiore sicurezza e resilienza del nostro settore energetico, con investimenti addizionali immediatamente attivabili pari a 9 miliardi di Euro (ed effetti a cascata fino a 26,5 miliardi di Euro) che potrebbero essere rilasciati con ricadute positive per i territori e le famiglie italiane. Bisogna agire con tempestività e sbloccare gli investimenti. Non possiamo permetterci di perdere questa storica opportunità.
Gli attori di mercato contestano un’apertura italiana che non trova speculare e reciproca corrispondenza presso altri Paesi europei: questa difformità grava sulle nostre aziende, creando distorsioni di mercato che impediscono di investire quanto vi sarebbe interesse a fare.
Così Renato Mazzoncini, AD di A2A:
In un contesto come quello attuale lo sviluppo delle rinnovabili non è più solo auspicabile ma necessario per contribuire a raggiungere l’autosufficienza energetica del nostro Paese e affrancarsi dalla dipendenza del gas estero. L’idroelettrico è un settore strategico ed è gestito largamente da imprese italiane. Gli investimenti dei gestori a beneficio di questa importante risorsa potrebbero essere favoriti da una normativa chiara ed omogenea, che preveda un’estensione della concessione a fronte di investimenti a favore dei territori che ospitano gli impianti, e la riassegnazione mediante gara in assenza di miglioramenti per gli asset da parte degli operatori uscenti.
La richiesta di Nicola Monti, Amministratore Delegato di Edison, è chiara: a fronte di adeguati meccanismi di estensione delle concessioni sarebbe possibile portare avanti piani straordinari di investimento sugli impianti e mettere così a frutto le eccellenze presenti sul territorio, avendo così energia pulita e “italiana” da poter gestire. Quello che è valore aziendale sarebbe altresì valore nazionale.