All’Internet Festival 2019 c’è un elemento che dovrebbe fungere da punto di partenza per partecipare all’intera kermesse: si tratta di una installazione presso la quale poter attraversare, con una passeggiata attraverso vari decenni di innovazione, la storia del computer.
Una storia di macchine, una storia di tecnologia, ma anche e soprattutto una storia di uomini e di società. Una storia in cui ci finisce per vedere tanta, tantissima Italia. Esattamente: quand’è che abbiamo smesso di sognare?
Off-side: quando avevamo l’Olivetti
L’installazione dell’IF2019 consente ai meno giovani di vivere una nostalgica retrospettiva, ma ai più giovani suggerisce qualcosa di dolce e amaro al tempo stesso: davvero l’Italia c’era, ed era in prima linea? Davvero abbiamo scritto una parte fondamentale della storia dell’informatica? Cosa è successo per portarci così repentinamente fuori dai binari dell’innovazione? Quand’è esattamente che abbiamo smesso di sognare?
Eppure le ultime date sono ancora relativamente recenti, si arriva agli anni ’80. Il marchio è sempre lo stesso: Olivetti. Ed è proprio dai circuiti Olivetti che inizia questa storia, terminando in modo significativo invece con la mela di Apple. Una passeggiata che è un percorso nella storia e sulla Quinta Strada, laddove un tempo dominavano le vetrine dell’informatica italiana e dove invece oggi campeggia l’iconica mela di Cupertino.
In questa storia ci sono una presenza e una mancanza, quindi, a creare una stonatura che stride: l’Italia che c’era e l’Italia che non c’è più, sono entrambe lì fianco a fianco. Nell’ultima sala, quella che inizia con la cassettina su cui Steve Jobs inseriva il proprio software, l’Italia è del tutto assente. In fuorigioco.
I ragazzi di Pisa ed i fortunati partecipanti all’Internet Festival devono considerare questa installazione uno stimolo fondamentale, un’ispirazione generazionale, così come la grande immagine di Adriano Olivetti che campeggia di fronte al Ponte di Mezzo: l’innovazione ci ha messi in off-side, ma c’eravamo e per tanti motivi abbiamo perso la nostra grande occasione. L’azione deve ripartire e, dimenticati gli errori di troppe generazioni, si spera che in tanti sappiano cogliere le opportunità che l’innovazione continuamente pone.
Pisa è il luogo naturale per cogliere questa sfida. Adriano Olivetti ne è l’icona migliore. L’installazione a pochi passi dall’Arno ne è lo stimolo più feroce.