Berlino – Dal palco del suo keynote berlinese, il vicepresidente di Intel Kirk Skaugen parla di un futuro senza fili sulla scrivania e di dispositivi sempre più interconnessi. Una bella speranza, un progetto che Santa Clara porta avanti da molti anni: ma più nel concreto Intel ha anche altro da mostrare all’IFA 2014, ed è il nuovo Core M. La prima CPU di classe Broadwell si prepara a fare grandi cose: iniziando dai 2in1, il form factor preferito al momento da Intel. E continuando a tenere testa alla Legge di Moore.
Innanzi tutto bisogna fare una precisazione: la transizione da 32 a 22 nanometri era stata un piccolo capolavoro in casa Intel, con tutto che aveva funzionato nel modo giusto. Bene l’introduzione della tecnologia FinFET, bene il ramping della produzione, bene la qualità dei wafer sfornati e tutto il resto: il risultato è stata la migliore transizione di sempre nella storia del chipmaker. Con il passaggio a 14nm non è andata altrettanto bene: ora i problemi sono rientrati, assicurano da Santa Clara, e anzi è stato possibile tornare in tabella di marcia e procedere spediti verso l’aggiornamento di tutti gli stabilimenti coinvolti.
In dote la nuova architettura, che costituisce la base di Core M, porta parecchie novità: la tecnologia FinFET tri-gate arriva alla seconda generazione (e le “pinne” dei transitor calano da 3 a 2, per merito della miniaturizzazione), permettendo in pratica di raddoppiare le performance per watt grazie anche all’ovvio aumento della densità dei transitor, ma anche a un lavoro notevole nel riduzione in termini dimensionali delle interconnessioni. Il team di ingegneria ha lavorato di concerto con il team di prodotto per realizzare quanto tutti si attendevano da Broadwell: un salto in avanti per quanto riguarda produzione di calore e consumi, in modo tale da permettere la consacrazione a quei form factor più innovativi (come i 2in1, su cui Intel punta molto) che fino a qui erano risultati piuttosto incolori e insapori.
Nel die del Core M trovano spazio 1,3 miliardi di transistor, la maggior parte dei quali dedicati alla grafica. I tre modelli di Broadwell-Y annunciati qui a Berlino sono 5Y70, 5Y10 e 5Y10a: tutti e tre condividono quasi ogni dettaglio, compresa la grafica integrata (HD5300), ma il primo è quello con la massima frequenza (da 1 a 2,6GHz in modalità Turbo), mentre l’ultimo quello con il TDP potenziale più basso (fino a 4W). Tutti e tre sono dual-core (grazie all’Hypertrheading sono in grado di gestire 4 thread alla volta), tutti e tre supportano memorie DDR3 e hanno 4MB di cache L3 a bordo. Il lavoro si è concentrato soprattutto sulla riduzione dei consumi: ad esempio il sottosistema audio impegna appena 100 milliwatt per funzionare, contribuendo all’aumento dell’autonomia. Il taglio dei consumi è un mantra che Intel ripete spesso: l’ottimizzazione in tal senso è stata intensa ed efficace, anche grazie a un’enorme contributo offerto dalla tecnologia di produzione a 14nm che ha dato un taglio drastico al leakage .
Core M fa le cose in grande: Intel ha fornito ai suoi partner specifiche precise per realizzare diversi prodotti con diversi modelli della sua linea ULV, e ha puntato moltissimo sulle sue capacità ingegneristiche per garantire massima flessibilità nel design dei prodotti finali. Così il package dell’intera CPU Core M è poco più spesso di 1mm, la motherboard può occupare la metà dell’area di una di classe Haswell (grazie anche all’integrazione di alcuni controller direttamente nel die della CPU), e il risultato è già visibile col lancio di prodotti come il Lenovo Helix 2, l’Acer Switch 12 e l’Asus Zenbook UX305: dei veri laptop (non parliamo di workstation portatili, parliamo di prodotti adatti a un uso non estremo ma comunque capaci di quasi tutto nella quotidianità), privi di ventola, con diagonale dello schermo compresa tra 9 e 12 pollici e con autonomie nell’ordine delle 8-10 ore. Sottili, leggeri e veloci nelle attività più comuni: quello che i consumatori, a detta di Intel, chiedono.
In realtà è qui che c’è l’unico anello debole del ragionamento: per giustificare il proprio lavoro, Intel sfodera una riflessione sul fatto che acquistare un tablet con abbastanza storage e tutti gli accessori finisca per costare quanto un laptop (normale, convertibile, 2in1) di pari livello, ma con le limitazioni in termini di multitasking e applicazioni relative alla scelta di un processore ARM. Se devo spendere 1.000 euro per avere un tablet accessoriato, dice Intel, tanto vale spendere altrettanto per un vero PC: se non fosse che spesso i consumatori vanno sul mercato con un budget di 500 euro, e dentro quella cifra vogliono farci rientrare unicamente il tablet e forse una cover. Che siano davvero disposti a spendere di più sarà il tempo a dimostrarlo: c’è da chiedersi se effettivamente Core M potrà ridare fiato e slancio al mercato in stagnazione dei PC. Per Santa Clara, il lancio del Core M coincide con il momento fatidico in cui tanti sono pronti a comprare un nuovo PC: una bella scommessa, che il tempo dirà se sarà stata vinta.
Tornando al lato tecnico, Core M contribuisce a fare un grosso passo in avanti alla promessa dell’azzeramento dei fili di cui abbiamo parlato sopra: WiDi, la tecnologia per lo schermo senza fili, è giunta alla quinta generazione, e nel 2015 farà il suo debutto anche WiGig, l’analogo per il collegamento wireless alla docking station. La nuova scheda di rete 7265 compresa nella piattaforma garantisce prestazioni superiori alla precedente, e lo stesso vale per la grafica HD5300 (+40 per cento nel gaming, supporto UHD, consumo diminuito sensibilmente grazie a un miglior design). Se non si potrà fare a meno subito dei cavi, almeno se ne potrà stare lontani più a lungo: Broadwell promette un 20 per cento in più di autonomia rispetto ad Haswell, ed è pure in grado di offrire con soli 4,5W di consumo la stessa capacità di un 18W della generazione precedente.
Secondo Intel, entro il Q1 2015 ci saranno decine di prodotti lanciati sul mercato che incorporeranno una CPU Core M: si tratterà essenzialmente di laptop/ultrabook e 2in1, mentre non si vedono per ora all’orizzonte tablet in senso stretto (per quelli Atom resta al momento una scelta preferibile per gli OEM, probabilmente soprattutto per una questione di costi). Le CPU Broadwell-Y saranno sfornate a pieno regime entro la fine dell’anno: seguiranno a breve le Broadwell-U, mentre non ci sono indicazioni per quanto riguarda il desktop. Intel ribadisce di tenere in considerazione l’ipotesi di saltare completamente questa generazione per i desktop, preferendosi concentrare sulla mobilità e rimandando le novità per i PC da scrivania alla fine del prossimo anno.
Luca Annunziata