Berlino – “Il miglior processore Intel di sempre”; e poi, “Il processore più importante per Intel da 10 anni a questa parte”. Kirk Skaugen, vicepresidente del chipmaker più importante del pianeta, gioca al rialzo nel presentare al pubblico la sesta generazione della piattaforma Core, da tempo ormai la piattaforma leader incontrastata del panorama computing desktop e laptop. Skylake, questo il nome in codice, garantisce un salto in avanti importante alle prestazioni (soprattutto grafiche), in particolare se parametrizzato come fa Intel ai prodotti in circolazione da qualche anno e ormai sull’orlo dell’obsolescenza: per questo costituisce un tassello importante della strategia di Santa Clara.
Cominciamo proprio da qui: secondo Intel sono decine e decine di milioni i PC nelle case e negli uffici con più di tre anni sulle spalle. Il confronto prestazionale viene fatto rispetto a un prodotto del 2010: Skylake è in grado di offrire 2,5 volte le prestazioni di un processore di cinque anni fa, 30 volte le perfomance della grafica integrata e tre volte la durata della batteria . Soprattutto, il confronto è impietoso quando si mettono a paragone le misure e il peso: sembra passata una vita quando si guarda un “vecchio” portatile del 2010, confrontato con gli ultrabook attuali privi di lettore ottico e con a bordo connettività USB 3.0 e Thunderbolt 3. Senza contare che oggi, in taluni casi, è possibile fare a meno delle ventole per il raffreddamento. In circolazione, dunque, ci sono tanti PC che potranno o dovranno essere sostituiti nel giro di pochi mesi.
Sul piano tecnico, messa da parte la questione strategica, ci sono vari elementi da considerare. Il processo produttivo a 14nm è uno di questi (anche se non è una novità assoluta), ma non va trascurata neppure la nuova unità grafica Intel Iris e Iris Pro: la grafica di nona generazione di Santa Clara, in particolare la versione GT4 con 72 unità elaborative con eDRAM (sarà identificata dalla sigla Intel HD Graphics 5xx), garantisce una prestazione comparabile a quella di una scheda grafica discreta di sole poche generazioni addietro, offrendo in hardware la possibilità di ottimizzare a livello di processore il decoding dei flussi 4K e H.265. Le dimostrazioni in tal senso non sono mancate sul palco, segno che rispetto al passato Intel sceglie di puntare su un tema decisamente più mainstream (la ultra-alta definizione) invece dei benchmark e del calcolo dei transistor nel die.
A guardare l’elenco delle CPU lanciate si rimane piuttosto colpiti, se non spiazzati: 48 nuove CPU , prodotti che spaziano dai 4,5 ai 91W di TDP e che sono destinati a equipaggiare sistemi di potenza crescente. Serie Y per i tablet e i convertibili, serie U per i laptop e piccoli All-in-one, serie H per i portatili di fascia alta e serie S per i desktop: interessante anche il fatto che, tra i vari cambi di denominazione, anche la linea Core M guadagni l’onomastica Core M3, Core M5 e Core M7 per chiarire al meglio la potenza crescente dei nuovi processori.
Da questo punto di vista c’è da apprezzare lo sforzo: quattro anni di lavoro hanno prodotto una sorta di “grande riunificazione” dell’architettura x86 di Intel, che spazia e scala ora dal basso consumo al desktop di livello workstation, con una spruzzata di Windows 10 che esalta le performance e i tempi di riavvio di queste nuove macchine. Un altro fattore da considerare è anche l’avvio della transizione verso DDR4 : è ancora prematuro forse per sancire il passaggio, ma chi intendesse fare un acquisto ponderato farà bene a prendere in considerazione le prime motherboard e i primi laptop che saranno lanciati da qui a breve con a bordo la nuova generazione di memorie.
Il form-factor prediletto di Intel è comunque il 2in1 : questi convertibili con la tastiera staccabile, stando ai dati forniti, solo la classe di apparecchi col tasso di crescita più alto (e propensione al ricambio elevata), secondi solo ai phablet. Parliamo di apparecchi molto diversi da un comune laptop, il primo tentativo di offrire qualcosa di diverso dopo la rivoluzione dell’era post-PC: il sillogismo portato avanti da Skaugen è che avendo oggi la possibilità di acquistare un 2in1 con prestazioni decisamente superiori e autonomia comparabile a quelle di un tablet con processore non-Intel, i consumatori finiranno per scegliere il prodotto Intel Inside (ogni riferimento ad iPad non è assolutamente casuale).
Per differenziare ulteriormente il prodotto Intel ovviamente fa sfoggio delle fotocamere stereoscopiche RealSense, che aggiungono capacità interessanti al pacchetto, senza contare le altre innovazioni come il DMI 3.0 che si trovano sotto il cofano ma che poco o nulla dicono all’uomo della strada. Più accattivante per i più potrebbe risultare lo sforzo di Intel di tagliare i fili: WiDi, anche in versione Pro, WiGig, WiFi ovviamente . E poi anche la ricarica wireless, argomento di gran moda, e per la quale Intel sembra essere in grado di giocare un ruolo significativo col suo peso specifico e con le idee che sta mettendo sul piatto riguardo sia l’integrazione negli apparecchi che la costruzione di basi di ricarica facili da usare e installare.
Il resto delle novità erano state di fatto già anticipate allo scorso IDF , e consistono soprattutto in particolari tecnici: come il miglioramento nel parallelismo di esecuzione delle istruzioni , grazie anche a una rinnovata capacità di decostruzione delle stesse che permette di ottimizzare lo sfruttamento delle diverse componenti della CPU. Abbiamo poi già parlato di SGX e MPX, rispettivamente Software Guard Extensions e Memory Protection Extensions , due novità per quanto riguarda la sicurezza e il controllo di come il codice viene eseguito.
La nuova tecnologia SpeedShift dovrebbe cambiare significativamente la gestione energetica della CPU: Skylake rispetto ai suoi predecessori dovrebbe essere più flessibile e ridurre i tempi di passaggio da uno stato energetico all’altro, offrendo tra l’altro pieno controllo di certe funzioni direttamente al sistema operativo. Infine, anche questo abbiamo già parlato, c’è la eDRAM che cessa di essere solo una cache L4 per la CPU e diventa una vera e propria memoria ulteriore che avvicina significativamente la RAM all’unità elaborativa a tutto vantaggio della velocità complessiva.
Vale la pena in conclusione segnalare qualcosa: il cambio di strategia comunicativa di Intel, meno chipmaker e più azienda di elettronica di consumo , che addirittura ha un wearable fitness da annunciare (il BASIS ), e che con quest’ultimo e con la piccolissima piattaforma Curie spera di riuscire a farsi strada nella Internet delle cose. A giudicare da questi discorsi sembrerebbe quasi che Intel abbia ormai dato definitivamente per spacciato il PC e che il suo sguardo si rivolga altrove: non è così, in ogni caso, e come già successo più volte in passato il personal computer potrebbe risorgere dalle proprie ceneri anche grazie a tecnologie come l’ibrido d’archiviazione 3DXpoint da poco annunciato proprio da Intel stessa.
Luca Annunziata