IFPI si confessa: le mie 10 scomode verità

IFPI si confessa: le mie 10 scomode verità

Dito puntato su cose così scomode che, spiega IFPI, spesso vengono sottaciute. Ce n'è per tutti: dai condivisori a scrocco che si fingono poveri ai manigoldi della baia dei Pirati. Un decalogo imperdibile
Dito puntato su cose così scomode che, spiega IFPI, spesso vengono sottaciute. Ce n'è per tutti: dai condivisori a scrocco che si fingono poveri ai manigoldi della baia dei Pirati. Un decalogo imperdibile

IFPI, che rappresenta i fonografici nel Mondo, ha deciso di vedere il suo nome ripreso ovunque in rete: ha messo nero su bianco i dieci fatti così scomodi da essere spesso sottovalutati e persino dimenticati dai media come dagli utenti. Questo il suo modo, evidentemente, di considerare fatti che, a detta di IFPI, sono un decalogo che dev’essere un monito e una ispirazione per tutti.

Nessun preambolo, nessuna statistica roboante, nessun link agli studi che vengono citati qua e là, solo inossidabili certezze: la colonna infame di IFPI dà per scontato che The Pirate Bay incassi bei soldoni con la pubblicità, che Allofmp3.com sia il nemico numero uno dei popoli liberi delle Terre d’Occidente e che l’impossibilità di acquistare sempre e comunque originale non sia affatto una scusante per chi, in fin dei conti, se la passa abbastanza bene da potersi permettere di comprare prodotti legittimi.

Una classifica che fa sorridere qualcuno e pur tuttavia indicativa delle priorità in seno alla campagna anti-pirateria che i discografici perseguono da anni. Un decalogo, cioè, che rappresenta anche una sorta di dichiarazione d’intenti , un elenco del come IFPI e i suoi avvocati, coltello tra i denti, si preparano a difendere fino all’ultimo lo status quo dello showbiz musicale.

Ma ecco la classifica delle “dieci scomode verità sulla pirateria musicale”:

1.
The Pirate Bay , la baia dei torrentisti che continua a fruire di un vento favorevole è considerata da IFPI “una delle ammiraglie del movimento anti-copyright”, che genera migliaia di euro in ricavi provenienti dall’advertising nonostante continui a propugnare la sua “retorica di musica gratuita contro lo status quo “.

2.
Allofmp3.com , il portale russo che vende mp3 a prezzi stracciati, non possiede nemmeno una singola licenza da alcuno dei membri di IFPI, è stato disconosciuto dai detentori dei diritti in tutto il mondo ed è nei guai con la giustizia del suo paese. Va chiuso senza appelli, secondo i discografici, poco inclini a nutrire incertezze sulla verità dei fatti e sulle reali motivazioni dietro l’ ostracismo internazionale nei confronti del sito.

3.
La vendita di CD contraffatti aiuta il crimine organizzato e “persino i gruppi terroristici” a guadagnare denaro utile alle loro attività illecite e a ripulire denaro sporco.

4.
I condivisori di brani musicali illegali sul P2P non si curano del fatto che il lavoro messo in circolazione senza autorizzazione provenga da una delle grandi sorelle musicali o da una etichetta indipendente. Oltre a danneggiare le major insomma, chi scarica a scrocco uccide anche il prosperare delle piccole realtà musicali alternative .

5.
Guadagni ridotti per le major significano meno fondi disponibili per investire capitali di rischio negli artisti dell’underground musicale, spingendo così le etichette ad investire in starlette facilmente smerciabili in stile American Idol . Ragionevole, dicono in molti, gli stessi che chiedono spiegazioni sull’ affaire di Fiona Apple , il cui ultimo album è stato prima messo a riposo forzato per anni, è stato poi “liberato” dal P2P e infine fatto uscire in versione depotenziata per accomodarne lo stile con i – presunti – gusti del grande pubblico.

6.
I provider di accesso alla rete spesso pubblicizzano la possibilità di scaricare musica attraverso i propri servizi, ma piuttosto che impegnarsi in una sana azione di filtraggio – o che almeno è quella che IFPI appare volere – facilitano altresì la distribuzione illegale dei contenuti su larga scala.

7.
Il “movimento anti-copyright”, come lo definisce l’organizzazione, non crea lavoro, non movimenta merci, non produce ricavi dalle tasse o crescita economica. Tutto ciò che fa è “pontificare su un mondo commerciale di cui conosce ben poco”.

8.
Pirateria non significa povertà. A tal proposito IFPI cita uno studio del professor Zhang di una università cinese, secondo il quale i cittadini cinesi che acquistano prodotti pirati appartengono principalmente alle classi medie e alte .

9.
Sapere che condividere sul P2P materiale illegale è contrario alla legge anzi peggio, “sbagliato” in senso etico, morale e materiale non ferma i condivisori. Almeno finché non vengono colti con le mani nel sacco e messi di fronte alle loro responsabilità, secondo un altro studio del gruppo australiano antipirateria MIPI.

10.
Con il P2P, questa la verità finale di IFPI, non si scoprono affatto nuovi artisti e nuovi generi musicali. A dimostrazione di ciò il fatto che la musica più frequentemente condivisa sulle reti di scambio sia quella popolare, quella che va per la maggiore. Ma è davvero così? L’esperienza degli utenti nei forum sembra indicare da sempre l’esatto opposto. Artisti come i Razorlight , i 24 Grana o i Durutti Column se non fosse per la diffusione della rete forse sarebbero sconosciuti a molti dei loro attuali fan.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
4 giu 2007
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