Anno nuovo, tecnologia vecchia, anzi del secolo scorso : l’intrattenimento in tre dimensioni, e la corrispondente possibilità per lo spettatore di trovarsi a contratto quasi diretto con la scena rappresentata su schermo, sta monopolizzando le frenetiche giornate del CES 2010 con annunci mirabolanti e scommesse multi-miliardarie. Abbandonata la retorica e l’advertising dell’industria, però, lo scenario si fa più complesso e, soprattutto, parecchio incerto sul futuro successo di una tecnica che di decennio in decennio viene riproposta come il “Santo Graal” del cinema, i videogame, lo show e tutto quanto.
Le grandi manovre del 3D, tra l’altro già preannunciate da impegnative dichiarazioni d’intenti sulla vendita di televisori compatibili da parte di Sony, coinvolge il cinema così come i prodotti “da salotto” che entro pochi mesi dovrebbero inondare le case degli statunitensi. Il provider DirectTV ha infatti annunciato di aver messo in orbita un nuovo satellite per le trasmissioni, incluso il primo canale televisivo completamente in 3D che debutterà quest’anno grazie agli sforzi congiunti di Discovery, Sony e IMAX.
Sempre Sony promette performance musicali dal vivo trasmesse in 3D, a cominciare da quella (storica) di Jimi Hendrix a Woodstock “rimasterizzata” e reingegnerizzata per l’occasione. La PlayStation 3, come già anticipato dal produttore nipponico, entrerà nell’era (Blu-ray) 3D grazie a un semplice aggiornamento del firmware e persino le interfacce dei tablet, magari proprio quella della tanto vociferata “lavagnetta” intelligente di Apple, permetteranno all’utente di interagire con gesture spaziali .
Dentro e intorno al CES di Las Vegas è in questi giorni tutto un proliferare di annunci di prodotti 3D-compatibili tra schermi ultra-lusso di Vizio (HDMI wireless, tastiera QWERTY a scomparsa incorporata, funzionalità 3D e prezzo di 2.000 dollari per il modello “entry level” da 47 pollici), canali televisivi via cavo e buffe videocamere a forma Wall-E .
Le stime ottimistiche sul valore dell’intero business del 3D parlano di 22 miliardi di dollari entro il 2018, con una crescita esponenziale di televisori, schermi LCD e dispositivi portatili inclusi MID e smartphone. A rompere un po’ le proverbiali uova nel paniere dei sogni di gloria dell’industria arriva però il dato della forte decrescita dell’home video (-13%) in contrasto all’aumentata affluenza nelle sale cinematografiche durante il 2009.
Stime di mercato a parte, tra le principali sfide che il 3D deve affrontare c’è ancora quella tecnologica nonostante il passare delle decadi e l’abbraccio fatale tra intrattenimento e digitale. Per quanto già realizzabili, i televisori e gli schermi “glassless” sembrano una soluzione impraticabile anche per i prossimi anni e la tridimensionalità continua a essere appannaggio esclusivo di occhialini variamente polarizzati e ingegnerizzati.
Occhialini e satellite di DirectTV a parte, inoltre, gli operatori statunitensi via cavo devono fare i conti anche con la fame di banda delle trasmissioni 3D, per cui sarebbe necessario un intero canale a 6 MHz per 38 Megabit al secondo di data rate complessivo. La realtà della tecnologia tridimensionale, nonostante l’ottimismo dell’industria, potrebbe insomma risultare una bolla speculativa senza appeal a cui gli appassionati di tecnologia – men che meno la massa di consumatori mainstream – dedicheranno pensieri molto meno lusinghieri di quelli rivolti al gadget hi-tech di turno.
Alfonso Maruccia