Per lungo tempo è stata una sorta di “araba fenice” del mondo cinematografico, inseguita talvolta sgangheratamente da produttori e studios di ogni schiera. Adesso, la tecnologia 3D ritorna in grande stile, sotto la spinta congiunta di major e fabbricanti di tv. Ma anche questa volta il suo destino sembra tutt’altro che scontato: il confliggere degli interessi in gioco tra i vari attori potrebbe bloccare ancora una volta un ambiente di sviluppo che attrae tecnica e creatività.
Tra i più convinti sostenitori delle tre dimensioni vi sono i produttori hollywoodiani, preoccupati per l’emorragia di pubblico che internet e la home tv stanno cagionando alle modalità tradizionali di fruizione del cinema. Il 3D, nella loro visione, potrebbe offrire alle sale cinematografiche un buon vantaggio competitivo, consentendo loro di superare l’ impasse che correntemente le attanaglia. E allora, come racconta il New York Times , la macchina degli Studios si è messa in moto in tutta la sua potenza. Quelli della Twentieth Century Fox hanno già messo in cantiere 30 pellicole “a 3D”, ed investito oltre 200 milioni di dollari nella produzione di “Avatar”, un kolossal spaziale interamente girato a tre dimensioni. Ed altri 15 film dello stesso tipo sono in preparazione presso le officine Walt Disney.
Nel frattempo, i dirigenti delle case di produzione sono in prima linea nella promozione della nuova tecnologia. Secondo il CEO di DreamWorks, Jeffrey Katzenberg, ad esempio, il passaggio alle tre dimensioni è destinato a trasformare in profondità il mondo del cinema, producendo una rivoluzione comparabile a quella prodotta dall’avvento del sonoro. Il 3D, spiega Katzenberg, “rappresenta l’opportunità di dare nuova linfa in tutto il mondo al medium cinematografico, dando agli spettatori un’esperienza unica accessibile solo in sala”.
Dall’introduzione delle tre dimensioni, d’altra parte, le major si aspettano ingenti vantaggi economici. Anche se le attività di “filming” in 3D comportano costi di produzione più elevati, infatti, questi ultimi dovrebbero essere più che compensati dall’aumento negli introiti di botteghino. Un film di cassetta interamente girato in tridimensionale, documenta una ricerca DreamWorks ripresa dal NYT, ha potenzialità sulla carta per incassare fino a 80 milioni di dollari in più rispetto ad un film tradizionale.
Ma anche stavolta, avvertono gli analisti, la storia delle tre dimensioni al cinema potrebbe non concludersi con un happy end . E per diverse ragioni.
Il primo e più immediato ostacolo ha a che vedere con la mancanza di spazi di proiezione. Come per i film di vecchia generazione, infatti, anche il lancio dei film 3D richiede la presenza di una “massa critica” di sale, in grado di produrre ritorni adeguati per gli investimenti iniziali.
Tuttavia, questa esigenza si scontra con l’assenza di un numero adeguato di cinema attrezzati per il nuovo standard. Dei 40mila multiplex statunitensi, solo 1300 possiedono la strumentazione necessaria per la proiezione delle pellicole tridimensionali, ed i numeri sono ancor più bassi nel resto del mondo. Un upgrade può costare anche 100mila dollari.
Di fronte a questa situazione, argomenta il Times , tutti auspicano l’ammodernamento delle sale ma nessuno lo vuole pagare. I produttori si aspettano che siano i gestori delle catene a investire, anticipando parte del denaro che verrà loro dalla maggiorazione dei biglietti legata al tridimensionale. I proprietari dei cinema, per loro parte, lamentano l’aumento dei costi di gestione e chiedono che sia Hollywood ad accollarsi gli investimenti.
Il tutto mentre il restringersi dei canali di credito- collegato alla crisi economica- rende sempre più difficile ed onerosa l”intera operazione.
Ma la carenza di spazi attrezzati non è l’unica minaccia sulla strada del cinema tridimensionale. Perché anche l’offerta di 3D “da salotto” potrebbe costituire un problema. Nel corso del CES 2009 appena conclusosi a Las Vegas, infatti, tutti i maggiori costruttori di tecnologia hanno presentato dei prototipi di tv in grado di rendere esperienze tridimensionali di qualità, arrivando in alcuni casi persino a trasmettere in 3D degli eventi live .
Giovanni Arata